Silicon Valley testa il reddito di cittadinanza per i lavori rubati dalla tecnologia

Dal 2019 Silicon Valley dà il via al reddito di cittadinanza per dipendenti rimpiazzati dalla tecnologia: il progetto costerà 60 milioni di dollari.

Silicon Valley testa il reddito di cittadinanza per i lavori rubati dalla tecnologia

Il reddito di cittadinanza è la risposta che la Silicon Valley sta formulando il questi giorni davanti al rischio che alcuni posti di lavoro vengano effettivamente sottratti all’uomo dalla tecnologia. Con un budget di 60 milioni di dollari, nel 2019 verrà avviato il primo esperimento reddito di cittadinanza, “Universal Basic Income”, su un campione di tremila dipendenti. A guidare la ricerca, l’azienda Y Combinator, un aggregatore di startup con sede in California.

L’esperimento verrà portato avanti a partire dall’anno prossimo in collaborazione con l’università del Michigan. Delle tremila persone coinvolte dal progetto per il reddito di cittadinanza, mille riceveranno uno stipendio fisso di mille dollari annuali per tre o cinque anni, mentre le altre duemila persone saranno ripagate con un compenso mensile di 50 dollari.

“Con la tecnologia che continua a eliminare i lavori tradizionali, sono abbastanza sicuro che ad un certo punto nel futuro, assisteremo a qualcosa del genere su scala nazionale. Di conseguenza sarebbe una cosa buona iniziare da ora a rispondere ad alcune questioni teoriche”, ha detto Sam Altman, direttore della Y Combinator, evidenziando i possibili effetti sociali che questo cambiamento porterebbe con sé.

“Le persone starebbero a casa a giocare ai videogiochi oppure inizierebbero a

creare cose nuove? Si sentirebbero comunque felici e realizzate?”, ha spiegato Altman in un post sul blog della compagnia. Esperimenti analoghi erano già stati condotti in Finlandia e Canada, ma interrotti prematuramente.

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