Tedesco inguaia Nichi: "Vendola sapeva..."

I verbali del senatore pugliese ex Pd: il governatore era a conoscenza del mio conflitto d’interessi, eppure... Ombre sulla Asl: "Ho sempre riferito a Vendola tutte le interferenze improprie. Sempre". Poi lo sfogo con i pm: "Con me pregiudizi negativi, con Vendola no"

Tedesco inguaia Nichi: "Vendola sapeva..."

Roma Nichi Vendola? Non un passante distratto, ma un presidente di giunta costantemente informato sui fatti. Anche su quelli, ritenuti penalmente rilevanti, contestati all’ex assessore alla Sanità di Nichi, quell’Alberto Tedesco poi «promosso» dal Pd in Senato, dopo essersi dimesso dall’incarico quando la notizia delle indagini sul suo conto divennero, a febbraio 2009, di pubblico dominio. L’«atto di accusa» contro il governatore pugliese è proprio nel verbale di interrogatorio del senatore Tedesco, ascoltato dal gip il 18 marzo scorso dopo che l’ordinanza d’arresto a suo carico era stata trasmessa a Palazzo Madama, dove è stata respinta lo stesso giorno in cui Montecitorio votava invece a favore dell’arresto del parlamentare del Pdl Alfonso Papa. Molti, in quell’interrogatorio, i riferimenti «velenosi» al leader di Sel.

Tedesco, nel faccia a faccia con il gip e con i pm che l’hanno incriminato, mette a verbale di sentirsi vittima di un «pregiudizio» negativo rispetto a Vendola, che per contestazioni simili alle sue, quanto a interferenze e pressioni nelle nomine, a suo dire, sarebbe stato «graziato» dalla procura di Bari.

«Mi corre l’obbligo di riferirmi proprio all’interrogatorio che lei - spiega al pm Desirée Digeronimo - ha avuto nei confronti di Vendola. In quell’interrogatorio si percepisce chiaramente - e questo lo dico senza polemica, riporto semplicemente una mia sensazione - che ci sia un pregiudizio negativo nei miei confronti, un pregiudizio positivo nei confronti del presidente Vendola che non è giustificato dai fatti perché Vendola in quell’interrogatorio si assume la responsabilità del 90 per cento delle nomine, delle cose, delle rimozioni eccetera. E perché - prosegue Tedesco - Vendola non poteva agire in questo modo per costruirsi un consenso politico, per costruirsi un bacino di consenso più vasto di quello che aveva, e quindi si ritiene plausibile che Vendola non agisse a questo scopo e invece nei miei confronti si ritiene plausibile l’esatto opposto?».

Il dubbio di Tedesco, nemmeno troppo sottinteso, è che la procura guidata da Laudati abbia avuto un occhio di riguardo per il governatore, indagato pure lui, ma archiviato proprio il giorno dopo la richiesta d’arresto per Tedesco. Un dubbio che il pm rigetta, attaccando «dal punto di vista etico e morale» il «meccanismo di spoil system esteso a tutta quanta la compagine politica», e quindi anche a Vendola, ma sostenendo che quello, lo spoil system, non «costituiva reato».

Tedesco, che come è noto da assessore alla Sanità era in una situazione palese di conflitto di interessi, avendo familiari impegnati nell’industria delle protesi e delle forniture, «scarica» su Vendola anche la genesi della sua nomina. «Non mi sono proposto a Vendola come assessore alla Sanità - attacca - questo lo sanno le pietre nella Regione Puglia. Io mi sono proposto come presidente del Consiglio regionale (...) e quando Vendola mi chiama la notte prima di fare la giunta e mi dice: “Ho deciso di affidarti 1’assessorato alla Sanità” io gli dico: “Ma stai scherzando? Ma ti rendi conto di quello che succederà? Io ci ho i miei figli”, eccetera». Ma Nichi, nel racconto di Tedesco, non fa una piega, chiede solo di «trovare una maniera» per sistemare il problema. Eppure, insiste Tedesco, «al presidente Vendola in quella famosa notte, io oppongo proprio questa ragione di inopportunità, la oppongo io». Salvo, alla fine, accettare comunque l’incarico: «Non mi sono sottratto per la ragione che il presidente mi fece capire: prendere o lasciare».

A dirla tutta, l’ex assessore arriva a dichiarare che, quasi quasi, il conflitto di interesse, una volta esploso con tanto di «processo pubblico» nell’aula del consiglio regionale, poteva persino far comodo a Vendola, che avrebbe potuto tenere sotto scacco il responsabile della sanità. «Il presidente Vendola, dopo quella famosa riunione del consiglio regionale sul mio conflitto di interessi - continua il senatore Pd - mi tiene al mio posto non perché si fida di me, ma perché mi tiene sotto botta, e quindi sostanzialmente io non posso oppormi a qualunque tipo di scelta che potrà essere fatta da Vendola». Di certo, su un punto Tedesco è granitico.

Vendola sapeva tutto. «Ho detto la modalità di azione che ho sempre seguito nel corso di questi quattro anni.

Quando c’erano vicende nelle quali ritenevamo vi fossero interferenze improprie, o gestioni improprie di questioni attinenti alla gestione della Asl, io ho sempre riferito al presidente Vendola e ho sempre richiesto l’intervento del presidente Vendola, sempre».

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