Tennis e scommesse Scotland Yard a caccia di un pentito

da Milano

Un tennista italiano fuori al primo turno non è una notizia. Ma un italiano che scommette sulla propria eliminazione, invece, è solo uno dei tanti cerchi causati da chi ha buttato il sasso nello stagno: le scommesse illegali nel tennis. Voci, pettegolezzi, sospetti. Dimenticati da tempo i gesti bianchi, chiazzata dall’effetto doping (un paio di maxi squalifiche e ombre che si rincorrono) la racchetta finisce nel tritacarne. Ha cominciato il Sunday Telegraph pubblicando un elenco di 138 incontri che sarebbero stati truccati dal 2003 a oggi. Dai primi turni dei tornei dello Slam a incontri minori: ce n’è per tutti i gusti e per tutte le puntate. Esempio: il belga Elseneer ha rivelato di aver ricevuto un’offerta di 100mila dollari per perdere contro Starace a Wimbledon nel 2005. Oddio, che il tennis avesse perso la verginità lo sapevano tutti ma fino a poco tempo fa nomi e cognomi di sospetti e sospettati erano ignoti. Poi, agosto scorso, torneo di Sopot: il russo Nikolay Davidenko, numero 4 del mondo, perde contro il carneade argentino Martin Vassallo Arguello. Il punteggio? 6-2, 3-6, 1-2 e ritiro. Prima il russo è dato a 1.20 e Arguello a 5.75. A un’ora dal match le quote si ribaltano: su «Betfair» Davydenko sale a 3 e Arguello scende a 1,51. Mica fessi, gli esperti del sito di scommesse on line avevano fiutato il marcio. Altalena di quote fino alla sirena d’allarme: quando Davydenko si ritira, Arguello sta a 1,35. Ma soprattutto sono stati giocati sul match oltre 6,5 milioni di euro. Consultati gli investigatori, Betfair annulla tutte le scommesse. E qui si rompono gli argini.
Un’altra spallata arriva dal Journal de dimanche che si butta nel fango e, con il solito fare da amiconi tipico dei francesi, ci fa sapere che un ruolo centrale in questa vicenda delle scommesse ce l’avrebbero gli italiani. E fa anche i nomi: «Starace, Bracciali, Luzzi, Galimberti, Di Mauro». Per la stampa «amica» i tennisti azzurri avrebbero preso il posto dei russi al centro di questo mondo parallelo che manovrerebbe gli incontri di tennis. Gli italiani, secondo il Journal de dimanche, avrebbero scommesso su molti incontri. I loro compresi. Interwetten.com: gli azzurri avrebbero un conto aperto su questo sito. Alcuni di loro (Starace, Di Mauro, Luzzi) ammettono le puntate, ma non sul tennis, e tantomeno sui match che li riguardano, altri come Bracciali assicurano di aver smesso col vizietto.
Come se non bastasse, poi, un sito americano, tennis.com, avrebbe affidato ad esperti bookmakers l’analisi di alcuni incontri sospetti. Dove per sentire puzza di bruciato non occorre il risultato a sorpresa, ma basta un andamento irregolare tale da movimentare un certo numero di giocate a partita in corso. I bookmakers avrebbero isolato 21 partite contagiate da due virus: il match fixing e il tankig. Ossia: la predeterminazione del risultato (con le sue variabili nei game) e l’intenzione di perdere da parte di un giocatore. Tra gli incontri discussi, quattro vedrebbero in campo Filippo Volandri.
Prove? Zero. L’Atp, (governo dei giocatori formato dai giocatori) ha aperto un’inchiesta. Ispettori privati, Scotland Yard, persino un ex malavitoso: tutti alla ricerca della pistola fumante o almeno di un pentito. Finora hanno raccolto solo chiacchiere e sguardi in tralice.

Si va per tentativi: a Melbourne, hanno sloggiato da Flinders Park l’agenzia Tab corp, casa degli scommettitori durante gli Australian Open. Come a dire: fuori i mercanti dal tempio. Resta da capire chi siano i mercanti. E se giocano a tennis.

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