Ci sono tanti modi per essere un campione, e la differenza arriva da quello che succede fuori dal campo di gioco. Prendete Jannik Sinner: se il suo fosse un comportamento studiato, sarebbe davvero un genio del marketing. Per fortuna invece è un ragazzo fatto così, geniale nella sua genuinità, uno di cui abbiamo bisogno in questo mondo difficile per tutti. A Miami, durante una pausa pioggia, s`è visto giocare a pallone con un bambino di pochi mesi, così, senza tirarsela.
E così come a Indian Wells aveva ospitato una ball girl sotto l`ombrello, od anche aveva firmato un autografo a un ragazzino emozionato chiedendogli se poteva disegnargli anche un sorriso.
Lo stesso sorriso che lo illumina quando parla dei suoi genitori, del padre che fa il cuoco per il suo team, della sua vita normale. «Non sto salvando l`umanità», ripete a chi si stupisce che possa esistere un campione così.Ma in fondo aveva ragione Goethe: «Chi crede nell`immortalità non ha bisogno di darsi delle arie». Perfino se gioca a tennis.
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