Poi, proprio di domenica, si scopre che il lavoro che tutti vorrebbero fare a volte ti porta sul ciglio di un burrone. Daniil Medvedev è uno che gioca a tennis come fossero gli scacchi (e infatti è un campione anche lì), sembra un personaggio di un romanzo di Dostojevskij (e in effetti li ha letti), dice sempre cose intelligenti (perché lo è). E all’improvviso rivela che anche vivere sopra milioni di dollari non è vita, almeno quella che si aspettava. Perde male il match con Fritz alle Atp Finals, racconta che sono almeno tre anni che va così, tra alti e bassi. Che è diventato sempre più difficile allenarsi, che non si diverte più a giocare, che “meno male che la stagione è finita: ne sono felice al 100%. Non ho più voglia di lottare contro qualcosa che non riesco a controllare: proverò ancora, ma se non va…”
Così, all’improvviso, si spegne la luce. E Daniil non è l’unico: nel tennis c’è l’esempio di Agassi, ma quante volte è scoppiato il male di sport? Una volta un calciatore dell'Everton Aaron Lennon, un ex-nazionale inglese, fu sorpreso in stato confusionale dalla polizia sul ciglio di una strada poco fuori Manchester. Era lì, senza andare né avanti né indietro, divorato da un meccanismo che nel corso del anni è diventato sempre più gigante. Casey Stoner, campione del mondo di motociclismo, si ritirò nel 2012 a 27 anni perché era stanco, e non c’erano ancora le Speed Race. Andrè Schurrle, chiuse col calcio a 29 dopo aver vinto un Mondiale con la Germania dicendo “ho vissuto molte più ombre che luci; non ho più bisogno degli applausi del pubblico”.
Si potrebbe andare avanti con gli esempi, ma ci fermiamo a questa domenica.
Quella di Daniil, che di anni ne ha solo 28 ma che dice di aver vissuto troppo in questo sport che sta occupando ogni giorno del calendario: “Sono stanco, voglio andare in vacanza”. Pensiamoci: e se un giorno lo facessero tutti?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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