Sinner: chi è il padre Hanspeter? Ecco lo strano ruolo che ha nel suo staff

Hanspeter Sinner, il papà di Jannik, è entrato nello staff del tennista altoatesino come chef. Tocca a lui cucinare per il figlio e per tutti i componenti del team

Sinner: chi è il padre Hanspeter? Ecco lo strano ruolo che ha nel suo staff

Di Jannik Sinner si sa tutto o quasi. Il tennista altoatesino, rientrato nella top ten dopo l'exploit sul cemento americano, sta vivendo il momento migliore della sua carriera. La vittoria in semifinale contro Alcaraz, una delle partite più emozionanti degli ultimi anni e di sicuro la migliore della sua vita da pro, lo lancia non solo tra gli assoluti protagonisti del momento ma anche tra quelli che si contenderanno in futuro lo scettro del tennis mondiale.

Jannik è in campo questa settimana nel torneo di Montecarlo, primo Masters 1000 della stagione sul rosso, superficie sulla quale deve ancora perfezionare il suo gioco. Ma quali sono i segreti dell'ascesa del 21enne di San Candido? Di sicuro giocano un ruolo importantissimo, la sua famiglia e il suo team. Scopriamo perché.

La famiglia e il papà Hanspeter

Jannik è nato e cresciuto in Trentino Alto Adige, da papà Hanspeter e mamma Siglinde, e ha un fratello adottivo di tre anni più grande (Mark), al quale è molto affezionato. Entrambi i genitori lavorano in Val Fiscalina, presso il rifugio Fondovalle (Talschlusshütte), in qualità di chef e cameriera. Durante l'infanzia, la sua attenzione è rivolta soprattutto allo sci (vinse anche il famoso Trofeo Topolino come Alberto Tomba) e non tocca una racchetta prima dei sette anni.

Poi nasce la passione per il tennis:"Da bambino ho sciato, giocato a calcio e a tennis, ma il tennis non è stato il mio primo sport. Il tennis lo praticavo solo un paio di volte a settimana, in campo mi divertivo, mi divertivo molto. Non ho iniziato a guardare molto tennis a 13 o 14 anni. Seguivo di più le gare di sci, ma c’è stato un momento in cui ho iniziato a vederlo di più per Andreas Seppi, che è vicino a dove sono cresciuto. E poi Federer". Il suo grande talento è subito evidente e decide di trasferirsi nell'accademia di Riccardo Piatti a Bordighera, dove comincia a bruciare le tappe della sua folgorante carriera.

Da un mese circa lo staff di Sinner si è ampliato con un'aggiunta molto speciale. Al team è stato aggregato anche suo papà, Hanspeter, che di professione fa lo chef e adesso è lo chef del figlio e di tutto il team. Di lui simpaticamente aveva parlato Jannik dopo la vittoria su Fritz a Indian Wells: "Lui è rimasto 40 anni in cucina, venti in rifugio in Val Fiscalina. Ha iniziato a girare con me dai tornei negli Stati Uniti. A lui piace: cucinare è la sua vita. E io mi sento felice. Sono andato via di casa quando avevo 14 anni, abbiamo passato troppo poco tempo insieme, così proviamo a recuperare".

Il papà Hanspeter e la mamma Siglinde gli hanno insegnato l'etica del lavoro, come spiegò lo stesso Jannik nel corso di un'intervista alEl Pais: "Tutti i giocatori si innervosiscono durante una partita, ma cerco di stare calmo perché le partite possono essere molto lunghe. Penso di doverlo ai miei genitori, che hanno lavori molto semplici; mio padre è un cuoco e mia madre serve i piatti nello stesso ristorante. Hanno molto rispetto per il loro lavoro e credo che mi abbiano trasmesso quella mentalità: rispetto per il lavoro, rispetto per tutti, impara ad accettare che in campo può succedere di tutto. La stessa cosa succede lì al ristorante: tutto può succedere e bisogna stare calmi".

jannik sinner

Lo staff di Sinner

Nella costruzione del suo team c'è tutta l'ambizione di Sinner di scalare la vetta del tennis mondiale. Da poco più di un anno l'azzurro ha deciso di lasciare il suo coach storico Riccardo Piatti, guru scopritore di talenti che negli anni ha allenato tennisti come Ljubicic, Gasquet e Raonic. Una scelta coraggiosa, maturata per compiere il definitivo salto di qualità e colmare il gap con i giocatori top, contro i quali Jannik faceva perennemente fatica a restare in partita.

La scelta è ricaduta su Simone Vagnozzi, best ranking n. 74 da giocatore e artefice dell'ascesa di Marco Cecchinato, passato sotto la sua guida dalla 180ª alla 16ª posizione in classifica, arrivando in semifinale al Roland Garros. Ma soprattutto con l'aggiunta di un supercoach l'australiano Darren Cahill, semifinalista agli Us Open '89 e abituato alla cura di grandi campioni. Qualche nome? Andre Agassi, Lleyton Hewitt e Andy Murray in campo maschile; Ana Ivanovic e Simona Halep in quello femminile.

Sotto la guida di Vagnozzi e Cahill, Sinner sta crescendo sia sotto il profilo tattico sia sotto l'aspetto fisico:"Il cambiamento è metabolizzato: in campo mi sento più tranquillo, abbiamo trovato il giusto equilibrio in un gruppo di lavoro che non ha un capo, siamo tutti alla pari. C’è un problema? Lo si affronta insieme. Se sulla tecnica forse c’è da lavorare, sulla tattica mi sento migliorato. Giocare tutti i giorni a carte, a una strana Scala 40 dove devi scendere a 51 punti o a Burraco, aiuta. Io di tennis parlerei per giorni interi ma ogni tanto è necessario staccare" assicura il tennista azzurro.

Poi completano il team, il fisioterapista Giacomo Naldi, ex Virtus Bologna,

subentrato da qualche mese a Jerome Bianchi, e che si aggiunge al preparatore fisico Umberto Ferrara, già con Vagnozzi quando allenava Cecchinato. Tutti uniti per sostenere Jannik, dentro e fuori dal campo.

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