"Sinner è un po’ Djokovic e un po’ Federer. Il Grande Slam? Inutile pensarci ora, però se vince a Parigi…"

Jacopo Lo Monaco, voce di Eurosport: “Oggi negli Slam i big sono agevolati dal tabellone. Jannik però è impressionante: migliora sempre, e gli altri non riescono stare al suo passo”

"Sinner è un po’ Djokovic e un po’ Federer. Il Grande Slam? Inutile pensarci ora, però se vince a Parigi…"

Jacopo Lo Monaco è la voce degli Slam ormai da molti anni. Gioventù da tennista, telecronista di Eurosport (con Barbara Rossi spesso come partner), autore di due podcast (“Schiaffo al volo” con Simone Eterno e “JLM Podcast” su Spotify e YouTube). Insomma è la persona giusta che può giudicare la straordinarietà di Sinner: «Sì, straordinario lo è. Però...».

Qualcuno parla già di Grande Slam.

«Premessa: tutto è possibile con Jannik. Però va anche ricordato che rispetto al passato, oggi i giocatori più forti sono agevolati».

In che modo?

«In primo luogo con 32 teste di serie sei tranquillo fino al terzo turno, devi avere proprio una giornata no per perdere. Una volta, invece, potevi affrontare tipo il numero 17 già all’esordio. E poi: superfici e palline ormai sono uniformate, i big giocano sempre sullo stesso campo e solitamente di sera, ed è ben diverso che scendere in campo con oltre 30 gradi nell’estate australiana. In più che il tetto, per cui sai sempre che giochi anche se piove. Diciamolo: gli organizzatori vogliono che i migliori arrivino in fondo, a nessuno interessa più una finale tra il numero 10 e il numero 30. Anche i giocatori lo sanno».

Per esempio?

“La Pavlyuchenkova quando ha perso con la Sabalenka non aveva mai giocato prima nella Rod Laver Arena: ha spiegato poi che all’inizio si è dovuta un po’ ambientare. E quando ci riesci magari sei già un set sotto”.

Detto questo?

“Detto questo Sinner è davvero molto forte. E poi quello che impressione che continua ad aggiungere ogni volta qualcosa. Per esempio: il servizio andava benissimo anche l’anno scorso, e invece ha cambiato qualche particolare. Qui c’è anche l’abilità del suo team, che lo convince a tornare indietro per andare avanti. E quando Jannik ripete “io devo migliorare” non è tanto per dire”.

Il risultato è la partita perfetta contro Zverev.

“Poverino, il tedesco ci ha provato in tutti i modi. Gli avevano anche raccomandato di essere aggressivo, ed è stato infilato ogni volta che si presentava a rete. E lui si girava verso il suo box come per dire: ma dove vado?”.

Anche la fortuna tifa Jannik.

“Sì, certo, il net nel tie-break del secondo set è stato micidiale. Però ci vuole anche coraggio: quando uno sa di poter implementare con successo novità nel suo gioco, sicuramente è più sciolto. Però poi bisogna anche essere capaci di fare il punto con queste nuove cose”.

E qui arriviamo a Parigi.

“Il tema è se lui riesce ad avere questo rendimento anche sulla terra rossa, Cioè, appunto, a cambiare il suo gioco, sulla terra ma anche sull’erba. Jannik ha bisogno di un rimbalzo estremamente regolare per esaltare il suo talento, con il suo anticipo e anche la splendida mobilità che lo porta a coprire gli angoli. Il vantaggio è che i colpi che in apparenza dovrebbero essere difensivi, lui li rende offensivi e in un attimo ha già recuperato campo. In questo è fantastico e ci sono tante similitudini con Djokovic”.

E quindi?

“E quindi dai tempi Borg-McEnroe, Sampras-Agassi fino a Federer-Nadal e poi con Djokovic, i grandi campioni hanno sempre avuto un grande rivale. In questo caso sembra che Sinner non ne abbia, anche se sulla terra le distanze con Alcaraz, Zverev e Djokovic stesso si accorciano”.

Quindi niente Big Two Sinner-Alcaraz in futuro?

“La rivalità c’è, ma Carlos mi sembra in un periodo di involuzione. Stiamo ovviamente parlando di alto livello, però allo spagnolo manca continuità, l'essere ordinato: va bene essere imprevedibile, però allo stesso tempo non lo può essere così tanto. Cioè: quando il punto conta dovresti aver già aver capito cosa fare, devi diminuire le opzioni. Invece contro Djokovic sembrava che nei punti importanti pensasse “posso far questo, ma anche questo o questo”. Finendo così per sbagliare”.

E invece Sinner…

“Sa cosa vuol fare quando è il momento giusto: non è un caso che in finale le prime sette palle break le ha annullate servendo sempre a uscire, sia a destra che a sinistra. Alcaraz batte sicuramente meglio di lui, ma non è altrettanto preciso nei punti importanti. In questo Jannik ricorda Federer: non aveva la battuta più veloce, ma sapeva sempre dove mettere la palla”.

E dunque, come possono fermarlo?

“Beh, innanzitutto c’è l’appuntamento in aprile al Tas, che a me pare una follia. E’ assurdo che uno possa essere ritenuto colpevole per colpa di un'altra persona che ti mette le mani addosso. Fai un massaggio, il fisio si è medicato con qualcosa, tu non puoi esserne a conoscenza perché non te lo ha detto e questo qualcosa entra nel tuo fisico: che cosa ci puoi fare? Certo c’è la regola che sei responsabile del tuo staff, però mi sembra tutto molto complicato da dimostrare. E poi: la sanzione possibile è da fuori di testa”.

Almeno un anno di squalifica

“Appunto. Fossero tre mesi, potrei a che capire, si possono anche accettare. Ma il problema resta: salteresti comunque Parigi e Wimbledon, con l’aggravante che ti puoi soltanto allenare”.

Non pensiamoci allora, e torniamo all’inizio.

“Il Grande Slam? Pensarci ora è inutile: prima c’è il Roland Garros. Lì sarà tutto diverso, si gioca spesso sotto il sole e le partite spesso si allungano.

Supponiamo che becchi una giornata difficile, e non solo dal punto di vista fisico perché a Melbourne per me si è trattato anche di un fatto mentale, anche i crampi lo sono. E allora: le difficoltà ci sono. Però l’abbiamo detto: con Jannik tutto è possibile…”.

Jacopo Lo Monaco

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