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"Sinner studia da maestro e l'Italia sogna uno Slam"

Il numero uno della Federtennis al terzo anno di Atp Finals a Torino: "Jannik se la gioca con tutti. Pure con Djokovic"

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Il terzo anno da Maestri sarà quello del sogno. Le Atp Finals di Torino quest'anno saranno speciali, con un italiano e che italiano tra gli otto tennisti migliori del mondo: era già successo, ma non così. «Qualcuno dice che l'avevo pronosticato, ma questa cosa va oltre le più rosee previsioni». Il presidente della Federtennis Angelo Binaghi si gode il momento, ed anche il probabile sold out nella settimana in cui il circuito sceglie il migliore di tutti. Impossibile pensarlo fino a qualche anno fa.

E allora presidente, è davvero un sogno?

«In realtà è un traguardo che volevamo e che è solo un passaggio verso qualcosa di meglio. Mai accontentarsi».

Davvero si può fare di più?

«Quando vincemmo la gara per queste finali si diceva che sarebbe stato incredibile avere un nostro tennista in campo. Ci è riuscito Berrettini e sembrava già un punto di arrivo, ora abbiamo Sinner da testa di serie, una prima volta nella storia del nostro tennis».

Non è un caso, insomma.

«In questi anni abbiamo fatto tutto il possibile perché questo potesse accadere. E diciamo così: in un torneo del genere Jannik potrebbe perdere anche tutti gli incontri, ma se succedesse il contrario non sarebbe una sorpresa».

Scaramanzia...

«Ci sono in campo i primi 8 del mondo, tutto può essere. Però in fondo lui ha già battuto tutti i presenti tranne Rune e Djokovic. E la superficie aiuta...».

Torino intanto cresce.

«Fermo restando che il primo anno c'era ancora la pandemia, ora c'è un villaggio molto più grande. La città è straordinaria, e il tutto esaurito farà diventare questa edizione la più grande mai organizzata in Italia in un palazzetto indoor».

E il successo delle Atp Finals, con Roma diventata praticamente un mini-Slam, sta aiutando anche la crescita dei giocatori.

«Mi fa piacere che ci venga riconosciuto questo, per noi non è una sorpresa: in realtà è 20 anni che facciamo le stesse cose. Perfino la federazione francese, che ha fatto la sua fortuna con i ricavi del Roland Garros, verrà a confrontarsi con noi per conoscere la nostra ricetta».

Qual è la cosa che le dà più soddisfazione?

«Che Sinner non sia un campione nel deserto, come accaduto in passato ad altri sport e in altri Paesi. Il settore tecnico ha lavorato con grande serietà, poi ci vuole anche un po' di fortuna.

E di questo lavoro ne stanno godendo anche le ragazze».

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