Da come era iniziata, questa rischiava di essere l’ennesima mattinata amara per i tifosi del tennis azzurro, quella che confermava il tabù dell’Australian Open, il primo slam dell’anno mai vinto da un atleta tricolore. Ancora una volta, la barca del giovane altoatesino rischiava di infrangersi sugli scogli di un avversario troppo esperto, che sapeva reggere meglio la tensione di un appuntamento così importante. Chi ha avuto la tenacia di rimanere davanti allo schermo quando tutto sembrava perso è stato ricompensato con uno dei momenti più belli dello sport azzurro, il salto di qualità nella rincorsa di Jannik verso il gotha del tennis mondiale. Dopo il trionfo nella Davis dopo più di 40 anni, un tennista azzurro torna a trionfare in uno slam dopo quasi mezzo secolo.
Non è stata una passeggiata, il solitamente serafico Sinner è sembrato talvolta nervoso, sentendo improvvisamente il peso di trovarsi sull’orlo della storia. Per quasi tre set non c’era verso di ridurre la netta superiorità sulla prima di servizio di un Medvedev che molti avevano sottovalutato. Alla fine Jannik resiste fino a quando il russo non finisce la benzina e riesce ad avere la meglio sul palcoscenico più importante. Questo Australian Open è storico per tante ragioni ma la cosa importante è che, dopo una maratona di quasi quattro ore, Sinner sia finalmente riuscito a sfatare il tabù finali, dimostrando chiaramente di avere quel che serve per andare fino in fondo.
Non tutto è andato liscio: l’altoatesino si è lasciato sfuggire alcuni colpi importanti per riaprire una finale che si era messa da subito malissimo ma, alla fine, è emersa la garra del campione azzurro, arrivata dopo anni di crescita costante. Oggi sembra normale ma non dimentichiamo che, fino a non molti anni fa, l’idea di vedere un tennista azzurro in una finale dello Slam sarebbe sembrata assurda. Sinner ci è arrivato passo dopo passo, tenendo a bada le troppe aspettative che lo hanno circondato, la folla di chi è sempre pronto a saltare sul carro del vincitore. I tifosi della domenica, quelli che si fanno vedere solo quando si vince, scendano pure alla prossima fermata: a Jannik e al futuro del tennis italiano non servono. A seguirlo rimarranno quelli che questo sport l’hanno sempre amato anche negli anni oscuri, in quella lunga traversata nel deserto nella quale si era costretti a tifare per gli altri, quei tre talenti epocali che hanno dettato legge nel tennis per quasi vent’anni. Ora che il Mago ha appeso la racchetta al chiodo e che Rafa mollerà presto dopo i troppi infortuni, sognare non è più vietato. Il vertice del tennis è di nuovo terreno di caccia per giovani leoni e veterani che hanno masticato amaro per così tanti anni. I talenti ansiosi di sgomitare verso la vetta sono tanti ma la cosa importante è che Jannik Sinner se la gioca alla pari con tutti.
Le note positive per gli appassionati sono tante, visto che l’altoatesino non era certo conosciuto per le sue rimonte, specialmente sui cinque set. Quando rischiava di affondare sotto i colpi di un Medvedev quasi infallibile ha stretto i denti. Quando poteva perdere le speranze ha saputo trovare le contromisure giuste, ritrovando la fiducia ed il coraggio di spingere i colpi fino in fondo. Ribaltare una finale non è roba da tutti, specialmente contro tennisti esperti ma l’azzurro ce l’ha fatta. Sinner ha dimostrato di riuscire ad imparare dai propri errori, modificare il suo tennis anche nel corso della stessa partita. Questo non vuol dire che da qui in avanti le porte delle finali importanti siano spalancate ma è un passo avanti forse decisivo. Invece di perdersi per strada come tanti altri talenti tricolori, Sinner ha avuto il coraggio di continuare a lavorare duro per arrivare in cima al mondo.
Una volta un atteggiamento del genere era normale in Italia: ogni piccolo imprenditore sognava di diventare il migliore al mondo, di sbaragliare la concorrenza. Sinner ci ricorda che, quando crediamo in noi stessi, siamo capaci davvero di tutto. Ci vuole talento, sì, ma anche programmazione, preparazione, investire tempo, risorse e tanto lavoro, giorno dopo giorno. Dopo tante sconfitte dalle quali ha imparato molto, stavolta a ridere è proprio Sinner.
Applausi a Medvedev, che se l’è giocata fino in fondo, anche quando ha finito la benzina ma oggi era la giornata di Jannik, che ora può puntare al primo posto nel ranking Atp. Il futuro del tennis italiano è oggi, con tanti talenti dietro ad un campione vero. Se è un sogno, non svegliatemi.
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