Spigoloso ma gentile: chi era il telecronista Rino Tommasi

Da cronista, a organizzatore di eventi di pugilato, il giornalista come direttore di Tele+ ha lanciato tanti giovani che oggi sono diventati i volti e le voci delle nostre giornate sportive

Rino Tommasi
Rino Tommasi
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Immaginate un giovane giornalista che sognava di diventare un inviato di tennis entrare un giorno a Wimbledon e trovarsi davanti Rino Tommasi. C’è da balbettare, ed infatti il saluto non riuscì molto bene, ma la sua risposta fu un sorriso accondiscendente. E da lì partì tutto.

Rino era spento ormai da tempo, ma quando arriva il giorno del distacco a chi resta scorre una vita davanti agli occhi. Così ci si accorge che una parte della colonna sonora è stata fatta da un Tommasi telecronista prima, e da un collega di stanza poi, una fortuna insomma. Quando potevi chiedergli un consiglio, o meglio una statistica, senza sentirti giudicato, perché a volte - dall’altra parte della scrivania - era lui che magari chiedeva aiuto se per esempio il computer gli si rivoltava contro.

Rino Tommasi è stato giustamente un mito. Da cronista, da organizzatore di eventi di pugilato, soprattutto per la nostra generazione da voce del tennis in compagnia di Gianni Clerici, due Maestri che non volevano sentirsi chiamare tali. Anche se, intimamente, giustamente ne godevano. E per questo il rispetto che si deve a chi ti può sempre insegnare qualcosa è rimasto immutato, nonostante lui non facesse mai sentire la differenza professionale. Anzi Rino, anche da direttore di Tele+, ha avuto anche il talento di lanciare tanti giovani che oggi sono diventati i volti e le voci delle nostre giornate sportive.

Non era un tipo facile (chiuse la carriera da organizzatore di pugilato dicendo “la boxe è finita”, e alla fine ebbe ragione), ma non era difficile entrare in sintonia con lui. Spigoloso ma gentile, rigoroso ma geniale. E pensandoci, in questo mondo in cui le normalità ormai è essere molto meno precisi uno come Tommasi non c’entrava più nulla: la notizia se l’andava a cercare di prima mano, i numeri li controllava mille volte prima di parlare.

Restano di lui tante cose: le telecronache appunto, e soprattutto il “circoletto rosso”, quello con cui segnava i punti migliori dei match sul suo taccuino pieno di dati. Hanno cercato di imitarlo anche in quello, ma è sempre stato impossibile. Così ora Rino saluta e se ne va, e noi restiamo qui un po’ tristi. Ma felici di averlo vissuto.

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