Il tentato suicidio I rimorsi dei compagni di classe di Christina

GLI AMICI «Non l’abbiamo mai esclusa, a scuola è pure brava, però è sempre stata un po’ triste»

Sono stazionarie le condizioni di Christina, la studentessa 16enne che martedì mattina ha cercato di togliersi la vita lanciandosi nel vuoto da una finestra del terzo piano della sua scuola, il liceo scientifico statale «Albert Einstein» in zona Vittoria. La ragazzina resta ricoverata in rianimazione all’ospedale Fatebenefratelli dove, dopo l’operazione alla quale è stata sottoposta subito dopo il tentato suicidio, è stata intubata. E, anche se fino a stamani a mezzogiorno i medici non potranno pronunciarsi in maniera definitiva, salvo complicazioni improvvise, le possibilità che Christina possa farcela sono alte. La Tac cerebrale alla quale è stata sottoposta subito dopo il suo arrivo all’ospedale, infatti, ha dato esito negativo; le lesioni che la studentessa si è procurata buttandosi da 16 metri d’altezza sono state soprattutto al fegato e alla milza.
Intanto, i genitori della ragazza - due operai originari del Bangladesh - hanno chiesto il silenzio stampa.
«È fondamentale non eccedere nell’amplificazione dei toni quando si parla e si scrive di storie come queste: ci sono alti rischi di emulazione nella comunità degli adolescenti» fa notare con buon senso Luca Bernardo, direttore del dipartimento materno e infantile dell’ospedale Fatebenefratelli e, insieme ai colleghi Claudio Mencacci e Massimo Clerici, coordinatore del primo centro di prevenzione e ricovero per i tentati suicidi di adolescenti di tutta l’area Ue, istituito insieme alla onlus «L’Amico Charlie» e con sede proprio al Fatebenefratelli.
Intanto ieri mattina al liceo scientifico Einstein i compagni di classe di Christina non riuscivano ancora ad accettare che la ragazza abbia potuto desiderare di farla finita perché aveva problemi proprio con loro. «Sinceramente posso dirle che non l’abbiamo mai fatta sentire un’esclusa per le sue origini straniere, mai: problemi di questo genere, in questo istituto, non ricordo di averne sentiti - spiega con veemenza e gli occhioni dolci pieni di lacrime una sua compagna di classe -. Forse ultimamente era lei che se la prendeva troppo, probabilmente non era un bel periodo. Anche se non si può dire che il suo rendimento a scuola fosse pessimo: proprio il giorno dell’incidente aveva preso un ottimo voto, lo saprete già, no? Eppure credo che sia stato il rimprovero di qualche insegnante a buttarla più giù del solito, non tanto i nostri scherzi o la pagina dedicatale su internet... Certo, lei era già un po’ triste di suo, lo è sempre stata. E questo non può averla di certo aiutata».
«Io qui non sono in classe con Christina, ma frequentavo le medie insieme a lei - ci spiega un’altra allieva del liceo Einstein, una biondina con gli occhi azzurri i capelli biondi e lunghi sulle spalle, stretta in un paio di jeans attillatissimi -.

Anche allora è sempre stata un po’ introversa e riservata. E alternava periodi in cui parlava tantissimo, come una macchinetta, con altri in cui era molto, molto taciturna. Tuttavia credo che mai nessuno immaginasse che sarebbe arrivata a tentare di togliersi la vita».

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