Roma - Il diritto "a non saltare per aria"
quando si è su un aereo è "più importante" della privacy
dei cittadini e dunque anche negli aeroporti italiani
arriveranno presto i body scanner, gli strumenti che consentono
di scoprire armi ed esplosivi nascosti sotto i vestiti e non
individuabili con il metal detector. Sull’onda del fallito attentato di Natale sul volo Delta
Amsterdam-Detroit, l’Italia dice sì alla nuova tecnologia
antiterrorismo, anche se prima di vedere in funzione (se non in
via sperimentale) gli scanner negli scali del nostro paese - i
primi saranno Fiumicino e Malpensa - occorrerà attendere la
certificazione dell’Unione Europea, che deve indicare un modello
valido per tutti i paesi Schengen che risponda a precisi
requisiti in termini di salute e privacy. Un argomento che sarà
affrontato già giovedì a Bruxelles nel corso della riunione
del Comitato per la sicurezza aerea della Commissione europea.
Il sì di Frattini "I body scanner - dice il ministro degli Esteri Franco
Frattini - sono una misura necessaria perchè credo sia arrivato
il momento di dire che dobbiamo essere più attrezzati dei
terroristi". Che, "purtroppo, hanno grandi fonti di
finanziamento, anche attraverso rapimenti e riscatti per gli
ostaggi, e possono acquistare materiali sofisticati". Dunque le
istituzioni "devono fare meglio" per garantire la sicurezza,
utilizzando tutte le tecnologie a disposizione.
Strumenti e tecnologie che vanno a sbattere, però, con il
diritto alla privacy dei cittadini. E non è un caso che anche
oggi il Garante Francesco Pizzetti abbia ribadito la necessità
che il governo consulti l’Autorità prima di prendere qualsiasi
decisione. Ricordando che già a febbraio scorso tutti i garanti
europei "avevano detto no all’uso della scansione corporale
come strumento di controllo ordinario, in quanto misura invasiva
nei confronti della dignità e della riservatezza delle
persone" e sottolineando che, anche "nel caso in cui si
dimostrasse la necessità di adottare il body scanner di fronte
a un rischio attuale ed elevato per la sicurezza e per finalità
specifiche come la lotta al terrorismo, sono stati fissati
alcuni paletti".
Diritto alla privacy La visione della sola sagoma della
figura (e dunque no alle riprese del volto e al ’full scanner’
che fa vedere anche l’interno del corpo, comprese eventuali
protesi), la visura da remoto, che esclude cioè la possibilità
di visione per l’operatore al varco o per chiunque non sia
specificatamente addetto al controllo, la cancellazione
immediata dell’immagine scannerizzata, la tutela della salute.
Ci sono poi problemi di altro tipo, come quelli sollevati in
Inghilterra da diversi gruppi a sostegno della privacy, secondo
i quali i body scanner violano le leggi per la protezione dei
minori, che vietano la realizzazione di immagini considerate
indecenti per i bambini. Un problema reale, ha ammesso il
ministero dei Trasporti, che deve essere ancora risolto.
Tutti elementi che dovranno comunque essere superati perchè,
dice ancora Frattini, il diritto alla privacy è "inalienabile" ma quello di "non saltare in aria su un aereo
è ancora più importante".
D'accordo anche Maroni Parole ribadite da Maroni: "Il
diritto alla vita è superiore a quello del privacy. E poi credo
che si possa adottare una soluzione concreta ed equilibrata, con
scanner poco invasivi della figura del corpo del passeggero ma
in grado di rilevare qualunque anomalia, come la presenza di un
sacchetto o di un oggetto".
L’Italia comunque è pronta. Nel bilancio dell’Enac, spiega
il presidente Vito Riggio, sono già stati accantonati circa due
milioni, che consentiranno di acquistare una decina di
apparecchi. Si comincerà con Malpensa e Fiumicino - da dove
partono i cosiddetti ’voli sensibilì, quelli diretti in Usa,
Inghilterra e Israele - per poi estendere i controlli con i body
scanner, sottolinea Matteoli, "anche ai passeggeri in partenza
o in arrivo da Paesi ritenuti a rischio terrorismo". Il
discorso sarà affrontato giovedì quando si riunirà il
Comitato interministeriale per la sicurezza aeronautica.
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