Terrorismo, il giudice: "Parlare di attentati non è reato"

Le motivazioni della sentenza con cui sono stati assolti due marocchini accusati di far parte di Al Qaeda e che al telefono discutevano di bombe da mettere in supermercati e caserme: «Non si possono condannare le intenzioni». I due stranieri sono stati espulsi

Un conto è fare, altra cosa è dire. «Il progetto in sé considerato di compiere attentati, non sfociato in atti ulteriori rispetto al mero parlare di obiettivi, strumenti, modalità, ragioni ideali non può quindi essere considerato reato» nemmeno se solo grazie al «lungo e faticoso lavoro della Digos, attraverso i pedinamenti, gli ascolti delle conversazioni (...) l'esame del materiale scaricato dalla rete (...) il progetto non è riuscito a superare la soglia ulteriore e a concretizzarsi». Lo scrivono i giudici della corte d'assise di Monza nelle motivazioni della sentenza con cui il 6 luglio hanno assolto i marocchini Rachid Ilhami, predicatore dell'associazione culturale Pace, e Abdelkader Ghafir, un frequentatore dello stesso centro, dalle accuse di associazione per delinquere finalizzata al terrorismo internazionale e di concorso esterno nell'organizzazione terroristica Al Qaeda. Tuttavia, se non si possono condannare le intenzioni, i giudici hanno ritenuto opportuno applicare ai due imputati, scarcerati a luglio dopo un anno e mezzo di detenzione, la misura della libertà vigilata per due anni. E ad agosto entrambi sono stati espulsi dall'Italia. Ghafir e Ilhami erano stati arrestati nel dicembre 2008 con l'accusa di far parte di una cellula terroristica operativa a Macherio che stava progettando attentati esplosivi contro obiettivi civili e militari.

L'inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Nicola Piacente, si era basata sulle intercettazioni telefoniche e ambientali nel corso delle quali Ilhami e Ghafir erano stati sentiti rivendicare la loro appartenenza ad Al Qaeda e progettare attentati contro l'Esselunga di Seregno, i parcheggi del Mistral Cafè, un locale notturno adiacente, le caserme dei carabinieri di Desio e Giussano, l'ufficio immigrazione della questura di Milano e una caserma nella zona di Bande Nere, che la Digos in una relazione indicava potesse essere la Santa Barbara, all'ingresso della quale lo scorso 12 ottobre il libico Mohammed Game ha fatto esplodere una bomba. Al termine del processo, Ilhami pur assolto dall'imputazione principale, era stato condannato a un anno 7 mesi di reclusione per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica