Giovani, radicalizzati, kamikaze: i jihadisti anti Taylor Swift

Volevano uccidere più «infedeli» possibile con coltelli ed esplosivi. Poi morire da martiri al concerto

Giovani, radicalizzati, kamikaze: i jihadisti anti Taylor Swift
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Berlino Giovani, figli o nipoti di immigrati, radicalizzati sul web dove ascoltano prediche d’odio sui social e si scambiano piani d’attacco via chat. È il profilo dell’ultima generazione dei terroristi jihadisti che sta emergendo in Europa.

Due di questi aspiranti mujahidin sono stati arrestati in Austria, a Ternitz e a Vienna, il 7 agosto, con l’accusa di pianificare un attentato in nome dello Stato islamico.

L’obiettivo: uno dei tre concerti che la cantante statunitense Taylor Swift avrebbe dovuto tenere nella capitale austriaca dall’8 al 10 agosto presso lo stadio Ernst Happel, annullati a seguito della minaccia. Erano oltre 200mila gli spettatori attesi, bersaglio dei terroristi. I due, di 19 e 17 anni, si preparavano a morire da shuhada, i martiri dell’Islam, uccidendo il maggior numero di «infedeli» possibile. A capo della cellula jihadista vi era il 19enne di Ternitz, Beran A., che si era dato «Mo» come nome di battaglia in omaggio al profeta Maometto e si era licenziato a luglio per compiere «qualcosa di grande». Nato in una famiglia albanese immigrata dalla Macedonia del Nord in Austria, di cui ha la cittadinanza, A. ha confessato dopo l’arresto. Gli attentatori avrebbero impiegato armi da taglio ed esplosivi contro la folla all’esterno dello stadio, pronti a morire in nome del jihad. A tal fine, A. si era procurato il materiale per gli ordigni nell’acciaieria di Ternitz dove lavorava.

Un insospettabile, rapidamente radicalizzatosi su Internet cedendo alla propaganda dello Stato islamico della provincia del Khorasan (Ispk). È la ramificazione del sedicente «califfato» in Afghanistan, che combatte anche contro i talebani rivendicando l’unica autentica interpretazione dell’Islam. Rispetto allo Stato islamico, l’Ispk, formatosi nel 2015, segna un salto qualitativo nella modalità operativa: reclutamento, indottrinamento e preparazione dei militanti avvengono sul web per azioni all'estero. I giovani musulmani sono il bersaglio, perché facili da manipolare sfruttando sentimenti come ostilità, disagio ed emarginazione nell’Occidente «infedele».
Esempi di questo dinamica sono A. e il suo complice, cittadino austriaco di origini turco-croate impiegato dalla ditta che si sarebbe occupata della sicurezza e delle pulizie all’interno dello stadio di Vienna in occasione dei concerti di Taylor Swift. In vista del «martirio», il giovane aveva lasciato la fidanzata. Dei piani per l’attentato sarebbe stato a conoscenza anche un 15enne austriaco di origini turche, fermato a Vienna durante l’operazione che ha portato a sventare la minaccia. L’azione è scattata a seguito di una segnalazione dell’intelligence degli Stati Uniti, che aveva intercettato su Internet i messaggi con cui, a luglio scorso, A. dichiarava la propria fedeltà all’Ispk.

Un ragazzo come tanti, che navigava sul web e si scattava selfie, fino a quello che lo ritrae armato di coltelli, con la barba da jihadista, indosso una maglietta con il simbolo dello Stato islamico accanto a quello di Louis Vuitton.

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