L'attentato di ieri sera a Bruxelles ha avuto come inevitabile effetto il ritorno della paura in Europa: la riattivazione di cellule terroristiche dormienti e la relativa nuova ondata di terrorismo è uno scenario che preoccupa il Vecchio continente. Il recente episodio, sommato all'attacco in un liceo di Arras (nel Nord della Francia) in cui un professore è morto dopo essere stato accoltellato al grido di "Allah Akbar", ha fatto tornare di nuovo al centro della discussione anche il tema relativo alla sicurezza e alla prevenzione per quanto riguarda i soggetti ritenuti sospetti. Sullo sfondo c'è qualcosa che non torna su Abdesalem, il presunto attentatore.
Ha caricato il kalashnikov, lo ha imbracciato, è salito a bordo del motorino e ha compiuto l'attacco che ha portato alla morte di due persone di nazionalità svedese. Secondo le prime indiscrezioni alla base del gesto vi sarebbe la volontà di vendicare le violenze contro i musulmani, nello specifico la morte del bambino musulmano accoltellato a Chicago. C'è un dato certo che non può passare in secondo piano: il 45enne era noto alla giustizia della Tunisia. Ma è sui dettagli che si è creata una grande incognita che rischia di pesare (e non poco) sull'intera vicenda.
Il sospetto attentatore, stando a quanto riferito dalla tv belga Rtbf, era noto alle autorità tunisine per alcuni fatti legati ad attività terroristiche. Una notizia che però non combacia perfettamente con la versione fornita da Vincent Van Quickenborne, ministro della Giustizia belga, secondo cui Abdesalem non rappresentava una minaccia "concreta e imminente". L'uomo ha fatto richiesta di asilo nel 2019; il ministro ha confermato che era noto per atti sospetti (dal traffico di esseri umani alla minaccia alla sicurezza dello Stato passando per il soggiorno illegale) ma evidentemente non è bastato per far scattare l'allarme.
C'è di più: già nel 2016 circolavano informazioni (anche se non confermate) sul fatto che il presunto attentatore avesse un profilo radicalizzato e volesse partire per una zona di conflitto per la jihad. "L'informazione è stata verificata, ma non si è potuto fare nulla. Non c'erano indicazioni concrete di radicalizzazione", ha spiegato Vincent Van Quickenborne. Successivamente i Servizi del Belgio avrebbero appreso che il l'uomo non sarebbe stato condannato per terrorismo in Tunisia ma per reati comuni.
A inizio anno avrebbe minacciato sui social un occupante di un centro per richiedenti asilo nella regione di Campine, che a sua volta ha deciso di denunciarlo. Qui era nato il sospetto della presunta condanna per terrorismo in Tunisia, ma le indagini delle autorità federali sul passato dell'uomo avevano portato a scoprire che la condanna era legata a reati comuni. Sta di fatto che Abdesalem era sotto esame presso la polizia belga già prima dell'attacco terroristico.
Una serie di dinamiche che pone importanti preoccupazioni per potenziali ulteriori attentati. Tutto ciò spiana la strada a una domanda: come è possibile che un uomo già noto alle autorità e sotto la lente di ingrandimento possa caricare un kalashnikov indisturbato, compiere un attacco terroristico e poi darsi alla fuga? Anche in Italia l'attenzione è alta ed è stata rafforzata la sicurezza su luoghi sensibili. Come scritto da Luigi Guelpa su ilGiornale in edicola oggi, negli anni scorsi il presunto attentatore avrebbe soggiornato a Bologna.
Inoltre proprio questa mattina si è tenuta una vasta operazione anti-terrorismo a Milano che ha portato all'arresto di un egiziano e di un naturalizzato italiano di origine egiziane; l'accusa è di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. In Europa torna l'incubo terrorismo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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