"Voglio morire da martire". Allerta nazionale in Belgio, palestinese ricercato per terrorismo

Il 26enne avrebbe espresso l'intenzione di commettere un attentato all'ufficio per l'accoglienza dei richiedenti asilo. La polizia lo ha arrestato vicino a Bruxelles

"Voglio morire da martire". Allerta nazionale in Belgio, palestinese ricercato per terrorismo
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È scattato di nuovo l’allarme terrorismo in Belgio. Le autorità hanno arrestato un palestinese di 23 anni che ha dichiarato la propria intenzione di “morire come un martire facendosi esplodere” a un ufficio dell’accoglienza per richiedenti asilo (Fedasil). Il giovane è stato arrestato a Anderlecht, un comune di Bruxelles.

Secondo le ricostruzioni effettuate dai media locali il giovane, identificato solo come Mohammed A., aveva presentato la domanda di asilo nel Paese il 26 settembre e si sarebbe dovuto ripresentare il giorno successivo, ma così non è stato. È tornato alla Fedasil solo martedì 24 ottobre e avrebbe dichiarato la sua intenzione di commettere un attentato, menzionando di essere venuto a conoscenza del fatto che “tutta la sua famiglia è morta a Gaza”.

Il potenziale aspirante terrorista è stato subito denunciato e tutte le unità della polizia del Paese lo stanno cercando. Dopo l’attacco terroristico a Bruxelles, costato la vita a due cittadini svedesi, le autorità belghe non hanno intenzione di correre altri rischi e l’allerta è stata portata a livello 3, indicazione di una minaccia seria. Non sono state aumentate, però, le misure di sicurezza attorno all’aeroporto della capitale e alle istituzioni ebraiche di Anversa, osservate speciali vista la recrudescenza dell’odio antisemita in Europa e delle costanti minacce anonime.

Questa notizia è arrivata lo stesso giorno dell’arresto di un uomo nell’ambito dell’attentato del 16 ottobre. La procura federale ha affermato che “l’interessato sarà interrogato dagli investigatori nel corso della giornata riguardo al suo possibile coinvolgimento con l’arma utilizzata da Abdeslam Lassoued”.

La guerra tra Israele e Hamas ha fatto ripiombare l’Europa nell’incubo del terrorismo islamico. Alcuni Paesi dell’Unione, tra cui Italia, Svizzera, Austria e Slovenia, hanno sospeso il trattato di Shengen sulla libera circolazione e ripristinato i controlli alle frontiere, nel tentativo di blindarsi contro la possibile infiltrazione dei “soldati di Allah”. Soggetti radicalizzati, però, sono già presenti nei territori dei 27, come dimostrato dall’attacco a Bruxelles, dall’omicidio di un professore in Francia e dai provvedimenti contro potenziali terroristi adottati nel nostro Paese.

Domenica 22 ottobre, un cittadino kosovaro e un tunisino sono stati espulsi in quanto pericolosi per la sicurezza nazionale, perché “fortemente radicalizzati”. Alcuni giorni prima, il 17 ottobre, due egiziani sono stati arrestati a Milano perché affiliati all’Isis, a cui hanno giurato fedeltà.

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