L’anno scorso il Pil si è sviluppato più del previsto. Il 2%. Una bella cifretta, considerato che veniamo da anni difficili a livello internazionale. L'aumento del gettito fiscale era stato calcolato in 29 miliardi di euro e, invece, ad oggi, è stimato attorno ai 38 miliardi di euro. Dunque ci sono 9 miliardi in più da spendere o da utilizzare in qualche modo. C'è chi sostiene che potrebbero arrivare a 10. Ecco il famoso «tesoretto».
Questa volta il presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ha ragione da vendere. Il tesoretto non va dilapidato in mille rivoli alla ricerca del consenso elettorale ma va speso per fortificare la ripresa economica italiana. Anche perché la ripresa del 2006 è frutto delle imprese italiane, della loro capacità di competere anche in condizioni molto difficili. Poiché è quello il cuore della ripresa occorre proprio insistere in quella direzione. E, allora, cosa serve alle imprese italiane per continuare a spingere la crescita del Pil? Occorrono meno tasse.
Che le imprese siano il motore principale della ripresa si vede anche dal tesoretto: ben il 30% di quei soldi in più che sono arrivati allo Stato vengono dalla crescita del Pil. E chi la fa la crescita del Pil? Chi produce e chi consuma. E come si aiuta chi produce e chi consuma a farlo di più? Riducendo il peso fiscale e burocratico che hanno sulle loro spalle e riducendo i prezzi delle tariffe dei servizi che gravano sulle loro tasche e sui loro bilanci. Per ridurre le tariffe e i costi dei servizi (banche in testa, le più care d'Europa) e per ridurre il peso della burocrazia occorrono riforme ma, prima ancora, la forza politica e il coraggio di farle. Ci vorrà tempo, soprattutto con un governo in preda alla sinistra antimoderna. Ma per le tasse si potrebbe fare subito. Le aliquote potrebbero essere ridotte subito. A beneficio delle imprese che investono. A beneficio dei consumatori che consumano.
Tra l'altro, non va mai dimenticato che, oggi, in Italia, una riduzione delle aliquote fiscali non sarebbe altro che un atto di risarcimento verso gli italiani ai quali fu raccontato che eravamo al disastro (qualche volta complice anche Confindustria che ora, finalmente, è su altre posizioni), che le finanze pubbliche rischiavano la bancarotta e che, dunque, occorreva alzare le tasse. Non era vero e i conti hanno messo alla berlina questa fiumana di bugie e di banalità.
Non c'è molto da sperare in tutto questo. Nel governo abbiamo già contato una ventina di idee diverse sul come utilizzare tutto il tesoretto.
Certo, sarebbe un peccato perché, come ha giustamente ricordato Montezemolo, questo tesoretto e le tasse in più sono frutto del lavoro degli italiani, prima nelle imprese a guadagnare e poi nei negozi a spendere.
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