Solo una semplice casualità. In quell'ascensore, con un uomo colpito da infarto e la sua borsa dove un giovane archivista ficcanaso. Troppo, accidenti a lui. Ed è già thriller, quello di «The Viral Solution» (ed. Amazon) di Rino Di Stefano, nelle librerie americane dal 26 giugno scorso, traduzione di quel «Soluzione virale» uscito in Italia nel 2000 per i tipi di De Ferrari. Plot degno di Chandler, storia in corsa, fiato sul collo, un omicidio via l'altro e personaggi risucchiati nell'intreccio, a sballare strategie e tradurre azione, necessaria, folle, estrema, sul refrain di un «dovere» a costo della vita. Il tutto per tutto, nella Florida anni 70, nella deriva vietnamita, all'ombra del Watergate. Carte segrete su un esperimento scientifico che un'organizzazione religiosa legata all'estrema destra americana ha messo a punto per eliminare tossicodipendenti e omosessuali.
La versione romanzata dell'Aids in crescita esponenziale negli USA, che Di Stefano arrangia in quello stile d'oltreoceano a ridosso dell'intimismo. Forse uno dei motivi per cui il libro sbarca negli States: «Anche - conferma l'autore - La storia è ambientata in America e affronta tematiche proprie di questa società. Droga e omosessualità lì sono argomenti di scontro politico e rappresentano un male sociale. Regge l'ipotesi che degli estremisti pensino a come liberarsene». Luoghi, tempi, tutto maledettamente reale: «Ho studiato lì in quegli anni e da giornalista ho scritto il libro come fosse una cronaca. Quanto accade è assolutamente logico. Dal punto di vista dei cattivi... Certo. Se uno è scomodo deve sparire».
E gli eroi dove stanno? «Non ci sono eroi, l'archivista e il professore si ritrovano nella stessa storia senza averla cercata, sono persone normali che hanno a che fare con una situazione non romanzata». Niente lieto fine american style, con milioni di contagiati di Aids.
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