Gian Piero Scevola
Fiducia totale. Questa è la risposta di Silvio Berlusconi ai mali veri o presunti del suo Milan. Un intervento fortemente voluto dal numero uno rossonero, teso a spazzare via i nuvoloni che si stavano addensando sul club dopo la partenza in campionato col freno a mano tirato e le susseguenti uscite verbali di Maldini e Gattuso. Fiducia quindi allo «sfiduciato» Ancelotti, al fidato Galliani, allacciaccato capitan Maldini, allintera squadra perché, secondo il premier, «Juve e Inter non sono più forti del Milan: queste tre squadre lotteranno fino alla fine per lo scudetto, ma dipenderà anche da come andranno le cose in Europa. Teniamo però presente che nel calcio non cè solo la forza di partenza, ma ci sono tanti elementi legati alla fortuna e alla sfortuna».
Un Berlusconi che a Cernobbio ha assunto le vesti del pater familias, partecipando al battesimo del figlio di Shevchenko, il piccolo Jordan di appena 10 mesi «perché mi considero un po il papà di Andriy e di sua moglie Kristen, ecco perché ho voluto fare il padrino al battesimo», ha commentato il numero uno del Milan che nella cittadina sul lago di Como è stato sottoposto ad un autentico bagno di folla, con autografi, strette di mano, in alcuni casi persino labbraccio alle decine di persone che affollavano le vie. Ma Cernobbio è stata anche loccasione per una panoramica sul «mal di pancia» in casa Milan, un malessere che sembra aver colpito il «Mulino bianco» di Milanello dove tutto sembrava stesse filando per il meglio. A cominciare dal sofferto pareggio di Ascoli con le susseguenti polemiche sullarbitraggio di De Santis, colpevole di aver fatto giocare su un campo più adatto a una risaia che non a una partita di calcio. «Ad Ascoli il campo era impraticabile», ha detto deciso Berlusconi. «Non si poteva giocare, il Milan non poteva fare di più».
E poi via con la fiducia. A cominciare da Gilardino escluso a sorpresa in Scozia: «Non mi preoccupa la sua esclusione, lallenatore deve saper fare delle scelte e non cè da stupirsi né da sottolineare questo fatto in modo negativo». Una mano tesa quindi a Marcello Lippi. E, allenatore per allenatore, avanti con Ancelotti che qualche giorno fa era andato a trovare il premier nella sua villa in Sardegna. «Il nostro incontro è andato bene come sempre», la risposta di Berlusconi. «Carlo gode della mia piena fiducia così come lamministratore delegato Adriano Galliani». Poi la memoria va a Istanbul e Berlusconi precisa: «È alle spalle, dimenticata: i grandi guardano sempre al futuro. Però una squadra come il Milan deve saper gestire al meglio le partite, soprattutto quando le vince. Giocatori tecnici come quelli del Milan devono saper nascondere la palla. È una cosa che predico sempre, soprattutto quando si è negli ultimi dieci minuti di una gara e si è in vantaggio di una sola rete. In quel caso, mai concedere la palla allavversario. Anzi, passaggi di tre, quattro, cinque metri e gioco allindietro. Così i rivali, se vogliono il pallone, sono costretti a fare fallo».
Alla maliziosa domanda sulla sua tentazione di fare lallenatore, la battuta di Berlusconi è pronta: «Potrei allenare anchio questa squadra, come potrei fare benissimo il giornalista, il parroco o altro. Mia zia suora diceva sempre che sarei stato un grande cardinale». Ed è qui che Berlusconi ha deciso di raccontare lultima delle sue barzellette: «Il Papa attraversando il lago perde il suo copricapo. Berlusconi camminando sulle acque glielo riporta. Titolo di un giornale dellopposizione: Berlusconi non sa neanche nuotare».
Un premier in grande forma che boccia Cassano («Non ci serve, siamo a posto») e affronta anche il caso Maldini: «Un uomo come lui può benissimo prendersi una pausa. Perché rappresenta un miracolo che si ripete ogni volta che scende in campo. Ha un grande fisico e grande passione, non sono preoccupato, Paolo tornerà determinante come lo è stato tante volte in campionato».
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