Cè una straordinaria attesa, quasi una febbre del sabato sera, nellaccompagnare per mano la Juventus sul palco donore del calcio italiano. È il posto che le compete per la nobile storia fin qui incarnata, per lo sterminato seguito di tifosi, per la virtù dimostrata dalla proprietà nel sottoporsi al terribile castigo della serie B pur di riguadagnarsi il prestigio e il rispetto compromessi. E poter guardare i rivali senza chinare lo sguardo, senza arrossire dinanzi al primo errore arbitrale. Nessuno immaginerà telefonate illecite o storiacce tipo Reggio Calabria: cè Collina, una garanzia per tutti noi. Piace questa nuova Juve per il piglio dimostrato nellallestire il cartellone della stagione: ha convinto Buffon e Trezeguet, Nedved e Camoranesi, ha reclutato un plotone di rinforzi investendo una cifra generosa mai spesa prima dagli Agnelli, ha cambiato in corsa allenatore passando dallincerto Deschamps al battagliero Ranieri, ha puntato senza indugio alcuno su un paio di giovanotti (Criscito e Nocerino) che un tempo sarebbero finiti in provincia per il naturale addestramento.
Ha il tempo dalla sua, questa nuova Juve gagliarda e tosta come la gente piemontese. Ha tutto il tempo necessario per trasformare il torneo del gran ritorno nel viaggio tra i suoi territori di conquista. Tagliare il traguardo tra le prime quattro sarebbe un risultato onorevole: scalare il podio, il vero scudetto in palio. Può dedicarsi al campionato e alla coppa Italia senza disperdere energie preziose nella Champions league: basta informarsi sulla Fiorentina dellanno prima per valutare il vantaggio di una simile condizione. È vero, non ha acquistato un crac, un Ronaldinho o un Kakà per intendersi, ha scelto il percorso più complicato e virtuoso, cementare prima una squadra a cui aggiungere il fuoriclasse per il salto di qualità. Ne ha già uno, Buffon che da solo vale 10 punti. A Cesena contro la Roma ha mostrato capacità reattive inattese, nel trofeo Berlusconi ha tradito fragilità difensive note: avesse preso anche Cannavaro, leader di una difesa senza pilota, sarebbe quasi perfetta per mettere affanno allInter e alla Roma, per intimorire lo stesso Milan.
John Elkann è andato a salutarla appena è passata da Villar Perosa: suo nonno avrebbe fatto così eccitando il popolo con un paio di definizioni doc per gli eroi vecchi e nuovi, per leterno Del Piero e per Cristiano Zanetti, preferito a Nocerino. I suoi tifosi sono pronti a scortarla e a difenderla con le unghie: hanno un solo appuntamento segnato in rosso, la sfida con lInter. Sarà per tutti il giorno del giudizio e della rivincita. Cè in giro un clima di pacata euforia per levento (si parte col Livorno) che può contagiare lo spogliatoio bianconero.
Franco Ordine
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