Tornano in Italia le «forze opposte» di Paul Jenkins

L'artista americano in mostra a Prato a Palazzo Pacchiani e alla Galleria Open Art

A distanza di dieci anni dalla prima grande rassegna monografica pubblica italiana, ospitata a Vicenza nel 2000 alla Basilica Palladiana, l'americano Paul Jenkins, uno dei maggiori pittori contemporanei viventi, torna in Italia con una importante mostra personale curata da Mauro Stefanini con il patrocinio del Comune di Prato.
Per la mostra, aperta dall'8 maggio, è prevista una doppia sede: Palazzo Pacchiani, palazzo del XVIII secolo nel centro di Prato, cortesemente messo a disposizione dal Comune di Prato (periodo 8 maggio-30 giugno) e la prestigiosa Galleria Open Art in viale della Repubblica 24 (periodo 8 maggio-24 luglio).
Dopo il fondamentale viaggio compiuto in Italia nel 1953, quando l'artista rimase illuminato dalla conoscenza di Pompei, e di Taormina in Sicilia, Jenkins ritorna nel nostro paese per questa mostra personale, con una selezione di dipinti dagli anni '50 fino alle opere più recenti.
Nato a Kansas City, Missouri, nel 1923, Jenkins si è formato presso l'Art Student League di New York, in particolare con il pittore Yasuo Kuniyoshi. Accostatosi al fervore dell'espressionismo astratto americano, assiduo amico di Jackson Pollock e attento all'opera di Mark Rothko, Jenkins maturò il suo stile, unico e riconoscibile, in più di mezzo secolo di attività, dopo l'esperienza europea. La prima mostra a Parigi fu nel 1954, allo studio Facchetti e quella a New York, nel 1956, alla Galleria Martha Jackson.
Ispirato dalla forza primordiale del colore e al suo stendersi sulla tela bianca, l'artista accosta la naturalezza del gesto espressionista alla misura europea della storia e della tradizione, cercando una risoluzione all'interno di una feconda e iniziale contraddizione di opposti.
Mediata dalla conoscenza e dalla continua frequentazione della cultura orientale, la pittura di Jenkins si pone come unica e assoluta meditazione in equilibrio tra natura e storia, presente e passato, istinto e ragione.

Raffinato ed esaustivo il catalogo (italiano-inglese) a cura di Mauro Stefanini, con la collaborazione dell'artista e Suzanne Donnelly Jenkins e il testo critico di Beatrice Buscaroli: «Il senso della pittura di Jenkins, la sua energia sprigionata dalla tela, l'idea stessa di forza primaria scaturita come lava è il medesimo, immutabile anch'esso, come la coesistenza di forze opposte».

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