Che fosse un big della moda nonché uomo facoltoso, nella sua Legnano non laveva mai dato a vedere. Gianfranco Ferré tornava ogni sera nella città del Carroccio dove abitava, dove aveva antiche amicizie, dove ritrovava lambiente per «staccare la spina», diventando uno come tanti altri.
«Nel nostro quartiere, quello dellOltrestazione, era facile incontrarlo per strada soprattutto a piedi. Era uno di noi, che non si tirava mai indietro se cera da prendere un caffè in compagnia, mangiare una pizza, fare insieme quattro allegre risate. Aveva un carattere un po burbero, ma tutti sapevamo che gli serviva per nascondere quella sua innata timidezza. Anche nei negozi della zona lo ricordano come un gran signore. «Intendiamoci non un sciur, ma proprio come una persona educata e perbene e senza nessuna puzza al naso». Legnano voleva bene a uno dei suoi figli più illustri; gli voleva bene e lo ha dimostrato la gran folla che ha sfidato il gran caldo nel piazzale della Basilica di San Magno, per salutarlo degnamente per lultima volta. «Di Ferré serbo un ricordo che dice molto della sua grande semplicità e discrezione - racconta il neosindaco Lorenzo Vitali -; spesso durante il fine settimana, era in giro per la città insieme ai parenti e ai tanti amici che aveva. Se il mondo della moda ha perso uno dei suoi maestri, Legnano un cittadino che era orgoglioso di esserlo». Tanto che nel 1989 lamministrazione comunale conferì allo stilista scomparso la più prestigiosa benemerenza civica, preceduta tre anni prima, da quella della prestigiosa ed esclusiva Famiglia Legnanese, che lo insignì con la Tessera doro. Ma di Ferré pochi conoscono la sua innata bontà, il suo spendersi in silenzio per gli altri.
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