Cè chi solletica il consumatore sul palato, e provoca un piacere al quale nessuno si sente di resistere: del resto, in momenti di crisi, perché negarsi desideri che con poco possono compensare malesseri e brutte notizie? Cè chi rinnova i concetti stessi della meccanica applicata al benessere e «inventa» nuove fonti di produzione denergia. Cè chi coglie i frutti di operazioni altrui e cavalca il mercato di fusioni e acquisizioni. Ognuno ha la sua ricetta industriale per ottenere il successo. È lItalia controcorrente, quella che cresce nonostante la recessione, che guadagna, dà lavoro, distribuisce ricchezza. Imprese note e meno note, ma tutte, sempre, tese alla qualità del prodotto e del servizio, e a una costante tensione al nuovo. Ecco altri esempi, dopo quelli di ieri.
Giovanni Rana, con la bonomia che tutti hanno conosciuto nei suoi spot tv, ieri ha detto: «La crisi non ci riguarda». Il gruppo Rana ha chiuso il 2008 con ricavi in crescita del 12%, a 335 milioni, e nel primo scorcio del 2009 sta registrando un aumento delle vendite dell8%. «Sono più che ottimista - ha detto il re del tortellino -. Come tutti abbiamo paura dellonda lunga, ma la gente mangia e continuerà a mangiare, magari rinuncerà a un paio di scarpe o a un vestito, ma con fatica rinuncerà a mangiar bene». «Come sempre, stiamo lavorando alla realizzazione di nuovi prodotti» ha aggiunto. Linnovazione (di prodotto o di processo) esiste in tutti i settori, anche nel food, ed è unarma vincente. «Ogni mese - spiega Gian Luca Rana, ad del pastificio - valutiamo da 5 a 6mila prodotti provenienti da tutto il mondo, e studiamo i migliori».
Linnovazione è lanima anche di Technogym, che con le sue attrezzature ha saputo cogliere lespansione del «wellness». Il fondatore, Nerio Alessandri, esprime lo stesso concetto di Rana: «La gente rinuncia ad altro, non alla palestra e al proprio benessere». I numeri gli danno ragione: 400 milioni, con un incremento (più 5%) che continua anche questanno. Ieri anzi, alla fiera del settore a Rimini, ha presentato delle attrezzature sperimentali che sembrano luovo di Colombo: cyclette e tapis roulant che, sfruttando il movimento, producono energia elettrica da immettere in rete. Gratis, come un mulino a vento o un barrage per le maree.
Ci sono anche realtà più piccole. Un caso esemplare è Bonacina 86, azienda di Milano leader in Italia nella produzione di timbri: ne vende oltre 750mila lanno, fattura 3 milioni. La crescita continua inarrestabile a due cifre - 12-15% lanno - perché lazienda fondata da Anna e Ivan Tromby ha saputo essere nel posto giusto al momento giusto. Ha cavalcato, cioè, le più grandi acquisizioni e fusioni bancarie di questi anni: pochi ci pensano, ma quando un gruppo cambia nome, il timbro nuovo è una necessità immediata. «Per il nostro cliente più importante, Intesa Sanpaolo, negli ultimi anni abbiamo fabbricato almeno un milione di pezzi» racconta Cristiano Tromby, che col fratello Lorenzo è la seconda generazione impegnata in azienda. Bonacina vende anche alle cartolerie macchine giapponesi che fabbricano timbri in tre minuti, e le rifornisce di timbri «vergini».
Altro esempio anticrisi è Reply, azienda quotata in Borsa dal 2000, che tra il 1999 e il 2008 ha visto esplodere il fatturato da 18 a 330 milioni, grazie alla fornitura di software per tlc al servizio sia degli operatori sia delle grandi aziende. Alla crescita del 20% nellultimo esercizio, si aggiunge quella del 9,8% registrata nel primo trimestre del 2009, con un utile pari al 10% sul fatturato. In febbraio ha acquistato il centro ricerche di Motorola a Torino, un pool di ricercatori che sarebbe andato disperso. Il fondatore Mario Rizzante commenta soddisfatto: «Il 2009 per noi si è aperto felicemente».
Infine, due esempi di eccellenza produttiva ed estetica, il «made in Italy» di punta, quello del mobile; settore che ha subito le conseguenze di due frenate: quella del mercato immobiliare, cui è legato, e quella dei consumi in beni durevoli. Eppure Flou, uno dei marchi di maggior prestigio, puntando sulla qualità, sullinnovazione e sul marketing riesce comunque a crescere: «Abbiamo recuperato in fretta la flessione che ha soffiato sul mercato tra settembre e dicembre, e il fatturato del 2008 è comunque cresciuto del 3%, a 43 milioni - spiega il presidente, Rosario Messina -. Anche il 2009 registra numeri positivi». La ricetta? «Prodotto e marketing: abbiamo presentato una collezione di guardaroba che è stata accolta molto bene dal mercato. Siamo tra i pochi, in Brianza, a non aver fatto ricorso alla cassa integrazione».
Cassa che non è stata necessaria nemmeno per Molteni, unaltra eccellenza italiana nelle cucine e nei mobili, 70% di esportazioni su 252 milioni di fatturato.
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