La guerra in Ucraina ha accelerato il rischio concreto dell'esplosione di una crisi alimentare globale che potrebbe sdoganarsi tra il Mar Nero, il Mediterraneo e, soprattutto, l'Africa. Russia e Ucraina sono i granai dell'Europa orientale e dominano le forniture ai Paesi del Maghreb e dell'Africa profonda la cui carenza può portare a crisi sociali molto grandi, a rivolte per il pane come già si sono viste in Sri Lanka, Tunisia e Ciad.
La minaccia della crisi alimentare è particolarmente impellente nell'Africa sub-sahariana. La maggior parte dei Paesi dell'area dipende dal grano proveniente dall’Ucraina e dalla Russia. Il Benin è al 100% dipendente dal grano russo, la Somalia per il 70% da quello ucraino e in termini di dipendenza dai due Paesi in guerra un rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (Unctad) ha sottolineato che sono fragili la Tanzania (64%), il Senegal (66%), la Repubblica Democratica del Congo (69%) e il Sudan (75%).
Molti di questi Paesi si trovano inoltre sotto il fuoco dei cambiamenti climatici e della minaccia di una desertificazione massiccia che può causare ulteriore stress e, in combinato disposto con la crisi alimentare, una nuova ondata globale. Nei prossimi anni il World Food Programme ha calcolato che se la temperatura media globale dovesse aumentare di 2°C rispetto ai livelli preindustriali ulteriori 189 milioni di persone si aggiungerebbero a quanti già soffrono la fame. In un mondo 4°C più caldo, sottolinea un report del Wfp l'aumento arriverebbe alla notevole cifra di 1,8 miliardi di persone. L'ex Ministro dell’Agricoltura italiano Maurizio Martina, oggi vicedirettore della Fao, ha scritto su Formiche che "circa un decimo della popolazione mondiale è sottoalimentato e circa tre miliardi di persone non hanno accesso a diete sane" e che l'Africa è l'epicentro di questo combinato disposto di problemi.
Nel continente lo shock delle forniture dall'Est Europa si unisce a una fase di peggioramento delle condizioni ambientali che può causare danni gravissimi. Il Corno d'Africa piagato dalle guerre in Somalia e Etiopia è stato funestato dalla peggiore siccità degli ultimi decenni nel 2021, lo stesso discorso vale per il Madagascar e, ha fatto notare EuNews "nel 2021, le condizioni meteorologiche estreme sono state il principale fattore di insicurezza alimentare acuta per oltre 23 milioni di persone in otto Stati africani". Il numero totale di africani che soffrono quotidianamente la fame sfiorava a fine 2021 i 200 milioni di persone. Un segno dell'importanza del dilemma evidenziato con durezza dalla giornalista esperta di clima Somini Sengupta in un articolo sul New York Times: "Come nutrire un pianeta sempre più caldo, affamato e messo in pericolo da guerre e pandemie?". Un pianeta in cui l'alimentare e l'agricoltura sono settori abbandonati alla più selvaggia dinamica di mercato e in cui l'autosufficienza è per molti Paesi utopia. Un pianeta in cui l'Africa rischia di essere la vera e propria bomba delle migrazioni climatiche e alimentari, e la questione più drammatica è il fatto che ad oggi è impossibile fare previsioni sul futuro.
Questo perché gli effetti della crisi alimentare in via di sviluppo dipenderanno tanto dalla durata del conflitto quanto dalla riapertura dei traffici cerealicoli dai porti russi e ucraini, passanti per il 95% dal Mar Nero. Per il futuro i mercati africani temono un raccolto del 20-30% inferiore che riduca le esportazioni di Paesi centrali per il 33% della domanda mondiale di grano.
"La crisi alimentare può quindi diventare crisi sociale. L'Europa potrebbe essere stretta in una tenaglia umanitaria con un ramo a nord-est, in Ucraina, e un ramo a sud, in Africa", ha avvertito in un intervento al Senato francese l'ex Ministro dell'Interno Marco Minniti. "Serve un aiuto economico significativo da parte dell'Unione Europea che ci permetta di affrontare questa crisi alimentare e di affrontare le tensioni sociali che si presenteranno.
Un patto molto semplice: noi vi aiutiamo, vi aiutiamo per la stabilità sociale; noi vi aiutiamo per la crescita economica e per la prosperità, e voi vi impegnate a contrastare il traffico di esseri umani". Una proposta pragmatica ma decisa che mostra l'urgenza delle problematiche che nei prossimi mesi rischiano di sdoganarsi. E di riportare indietro agli anni del grande caos migratorio le lancette della storia europea.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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