"Così contrasteremo la siccità": come conservare al meglio l’acqua

Un ricercatore italiano dell'Università di Stanford, in California, sta cercando di mettere a punto un metodo efficace per immagazzinare l'acqua delle piogge e poterla utilizzare anche nei periodi di prolungata siccità

"Così contrasteremo la siccità": come conservare al meglio l’acqua

Dall'attualità alle previsioni, nere, per i prossimi anni. Il filo conduttore è rappresentato da eventi sempre più estremi tra cui la siccità che attanaglia l'Italia come non succedeva da decenni. Il razionamento dell'acqua potrebbe avvenire anche di giorno come ha appena dichiarato il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, a SkyTg24. "In alcune zone del Paese non è sicuramente escluso il fatto che il razionamento dell'acqua porti a una chiusura temporanea anche nelle ore diurne. Bisognerà capire i segnali metereologici delle prossime settimane. Avremo anche dei momenti in cui l'acqua arriverà e probabilmente arriverà tutta insieme".

La sfida per conservare l'acqua

Le parole finali di Curcio sono significative: spesso e volentieri assistiamo a fenomeni così violenti che in poche ore, o in un giorno, cade tutta l'acqua di quel mese o di intere settimane. Le bombe d'acqua non servono ai terreni che, anzi, ne subiscono un danno importante. La pioggia che cade tutta in una volta, però, se fosse immagazzinata per bene si potrebbe sfruttare nei periodi di enorme siccità come quello che stiamo affrontando. "Ecco perché immagazzinare acqua sarà fondamentale. Il nuovo approccio è lo stoccaggio d'acqua sottoterra, negli acquiferi", afferma a Repubblica Lorenzo Rosa, a capo della ricerca del dipartimento di ecologia globale del "Carnegie Institution for Science di Stanford". Il suo sistema è studiato per adattarsi a tutto il mondo ed è valido anche nelle varie regioni.

Acquiferi e irrigazione

In pratica, quando piove tanto, l'acqua andrebbe filtrata nell'acquifero "da dove la si potrà poi pompare fuori nei periodi in cui serve". In California piove pochissimo ma quando cade dal cielo si potrebbe incalanare nel modo proposto per essere "estratta d'estate per far crescere le piante". Ad oggi, ci sono tre diversi modi per irrigare i campi, di cui i primi due sempre meno adatti al clima che cambia: si possono inondare i campi come accade con le risaie ma si consumerebbe troppa acqua. C'è quella che viene spruzzata tramite goccioline, più efficace ma il 50% evapora e poi c'è l'irrigazione a goccia molta utilizzata in Israele grazie alla quale non c'è evaporazione e viene "nutrita" direttamente la radice della pianta. Non solo, ma in questo caso si possono aggiungere anche fertilizzanti, "una strategia detta fertigation. È un sistema più costoso dei primi due, e serve energia per spingere l'acqua attraverso i tubi, però è molto efficiente (90%)", aggiunge il ricercatore italiano.

Qual è il metodo del futuro

Anche la Banca Mondiale è scesa in campo suggerendo quest'ultimo metodo con l'aiuto dei pannelli solari per ricavare "l'energia necessaria per il pompaggio. In modo che ogni campo abbia autosufficienza energetica". Insomma, l'emergenza è grande ed è mondiale: l'Italia, dal canto suo, ha una rete idrica in cui si perde un'enorme quantità di acqua immagazzinata a causa di tubi obsoleti e di strutture vecchie anche più di 50 anni.

Se alla scarsità delle piogge aggiungiamo anche questa problematica il gioco è fatto. I fiumi sono sempre più in secca, in quota nevica sempre meno e le falde acquifere non ricevono quell'apporto necessario anche per i periodi estivi con 40°C all'ombra e neanche una goccia di pioggia.

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