Perché l'edilizia ora è decisiva per la transizione energetica

Il mondo dell'edilizia e delle costruzioni ha un valore strategico per l'economia di tutte le nazioni avanzate, e può giocare un ruolo cruciale anche per il potenziamento delle strategie di ricerca dell'efficienza energetica senza diminuire gli impatti su produzione e industria.

Perché l'edilizia ora è decisiva per la transizione energetica

Il mondo dell'edilizia e delle costruzioni ha un valore strategico per l'economia di tutte le nazioni avanzate, e può giocare un ruolo cruciale anche per il potenziamento delle strategie di ricerca dell'efficienza energetica: l'ultimo rapporto della Global Alliance for Buildings and Construction ha segnalato che il 40% dei consumi di energia totali e il 50% delle materie prime estratte dalla Terra sono legate alle necessità e alle sfide della costruzione edilizia e infrastrutturale. In Italia, i dati ENEA il settore civile è responsabile di circa il 45% dei consumi finali di energia e del 17,5% delle emissioni dirette di anidride del nostro Paese, mentre oltre il 65% degli edifici a uso residenziale ha più di quarantacinque anni anni, ovvero è stato costruito prima dell'entrata in vigore della Legge 373 del 1976, la prima sul risparmio energetico emanata nel nostro Paese.

La transizione energetica è un percorso in parte già avviato nelle principali economie del pianeta, Italia compresa, e per essere accelerato deve sfruttare il massimo numero possibile di leve dal basso, anche di natura trasversale. Il consolidamento dell'efficienza energetica degli edifici può rappresentare una tra le più importanti di esse, per quanto tra le meno pubblicizzate e note.

In questo contesto, infatti, l'edilizia può promuovere, al tempo stesso, crescita economica e abbattimento dell'impatto ambientale delle attività umane in termini diretti e lineari. Commentando la Strategia per la Riqualificazione del Patrimonio Immobiliare Nazionale (STREPIN) il direttore del Dipartimento Unità Efficienza Energetica dell'Enea, dottoressa Ilaria Bertini, sottolineando che "un tasso di riqualificazione annuo dello 0,8% per il settore residenziale e del 4% per il settore terziario risulterebbero compatibili con gli obiettivi al 2030 fissati nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC)". Per Bertini, inoltre "per garantire che il settore edifici possa fornire il suo rilevante contributo al processo di transizione energetica sarà necessaria una vera e propria “ondata di ristrutturazioni” di edifici pubblici e privati che permetterà di ridurre sensibilmente il consumo di energia, contrastare il fenomeno della povertà energetica e fare da stimolo all’economia, sostenendo il settore industriale" e mobilitando investimenti a cascata in altri settori, dall'acciaio al comparto di subfornitura delle costruzioni, in cui un'ulteriore crescita della domanda di mercato può accompagnarsi a investimenti per una crescente sostenibilità.

In Francia il piano "France Relance" firmato dal presidente Emmanuel Macron punta a mobilitare 6,7 miliardi nella ristrutturazione termica degli edifici e delle abitazioni private, responsabili del 40% delle emissioni di gas serra in Francia. In Italia, invece, è in via di completo sdoganamento il Superbonus 110% per un valore complessivo di circa 9 miliardi di euro, che oltre a promuovere l'efficienza energetica può mettere in campo piani importanti di promozione dell'economia. Del resto, questo è quanto emerge da un'analisi realizzata dal dipartimento per la Programmazione Economica di Palazzo Chigi analizzando assieme a Open Economics e alla Luiss Business School, la misura. Nel rapporto si nota che in Italia “a fronte di un aumento della spesa per edilizia abitativa pari a 8,75 miliardi nel triennio 2020-2022, si registrerebbe un incremento del valore aggiunto complessivo per il Paese di 16,64 miliardi nel periodo di attuazione del provvedimento e un ulteriore incremento di 13,71 miliardi negli 8 anni successivi a fronte di un impatto netto attualizzato sul disavanzo pubblico pari a -811 milioni di euro”. Questo potrà permettere di generare un effetto moltiplicatore pari a 3,5 difficilmente raggiungibile da altre misure di spesa.

In generale, a livello comunitario è interessante sottolineare che la Commissione europea stimi che per ottenere una riqualificazione del patrimonio edilizio esistente per almeno il 60% al 2030 sarà necessario ristrutturare in tutto il Vecchio Continente almeno 35 milioni di edifici entro il 2030, raddoppiando il tasso di edifici sottoposti a ristrutturazione ogni anno. Questo potrà concentrare il connubio tra transizione energetica e sviluppo economico nel cuore profondo delle città del Vecchio Continente, nel contesto di una svolta in atto su scala globale.

Nel 2021 nel mondo più di 1 miliardo di persone – circa un quarto della popolazione globale – abita in una città che ha promosso obiettivi o politiche dedicate sulle energie rinnovabili, come risulta dal rapporto “Renewables In Cities 2021 Global Status Report” promosso dal network REN21, comunità globale di monitoraggio sulla transizione energetica. E tutto questo può rappresentare uno stimolo per i governi nel promuovere piani di transizione energetica capaci di avere la stessa gestione del patrimonio abitativo come alleata.

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