«Un’esperienza da mettere i brividi. Letteralmente. Qualcosa che non si può spiegare. Ma adesso sto male e sono stanca, vorrei essere lasciata in pace».
Rimanere con il piede incastrato per cinque piani nelle porte di un ascensore da cui si viene liberati solo grazie a un divaricatore non dev’essere esattamente il massimo della vita. Dal suo letto di ospedale, alla Multimedica di Sesto San Giovanni, Elisa C., 22 anni, comunica tutto il suo disagio: quel piede non lo perderà, come si era temuto in un primo tempo, ma il dolore è insopportabile e la prognosi dei medici parla da sola: 40 giorni tondi tondi. Contusioni, lacerazioni della pelle, ematomi vari. Senza contare poi le lesioni e le micro fratture alle dita che non permetteranno a Elisa C. di appoggiare il piede per chissà quanto tempo.
Ironia della sorte l’incidente poco prima di un corso di riflessologia plantare e fisioterapia che la ragazza frequenta da un po’ in uno stabile di via Rosellini, tra viale Zara e piazzale Lagosta. E tutto esclusivamente per un eccesso di gentilezza. Erano le 10 di martedì quando la ragazza, che era sola sull’ascensore-montacarichi al pianterreno e aveva già schiacciato il pulsante per la discesa al pianterreno, semplicemente per consentire a due persone in ritardo di salire con lei, dall’interno della cabina ha bloccato la porta che si stava chiudendo, mettendoci in mezzo il piede destro e, in particolare, la caviglia. Purtroppo la porta non si è riaperta, come accade nella maggior parte degli impianti di questo tipo e l’elevatore, anziché bloccarsi al piano per permettere alle altre due persone di entrare, ha cominciato a salire. La giovane probabilmente non sapeva (e come frequentatrice occasionale del palazzo non era tenuta a saperlo) che l’impianto non aveva la cellula fotoelettrica per il blocco. Infatti l’ascensore si è chiuso a tenaglia, incastrando la caviglia della poveretta fino alla fine della salita.
Sul posto sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per liberare Elisa che un’ambulanza del 118 ha portato immediatamente alla Multimedica. E nel pomeriggio un ingegnere responsabile dell’unità operativa sicurezza macchine dell’Asl ha verificato il funzionamento dell’ascensore-montacarichi. «La guida era spostata in salita - ci ha spiegato ieri il tecnico -.
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