È arrivata a Firenze alla fine degli anni '60 quando era una «signorina di Nizza» di 25 anni: non se ne è più andata, anzi ha creato insieme al compagno Giorgio Pinchiorri (ormai sono vicini ai 50 anni di storia) l'Enoteca Pinchiorri, tre stelle Michelin e uno dei locali italiani più famosi del pianeta. Annie Feolde - icona per l'accento franco-fiorentino e la capigliatura rossa - ha notato il risveglio, ovviamente, ma è anche critica. «Ci sono tanti nuovi locali per un pubblico diverso ma li definisco all'americana, nel senso che non fanno parte della tradizione fiorentina. Sono pensati per compiacere soprattutto il turista mordi e fuggi e, come si può immaginare, non mi trovano favorevole. Poi naturalmente c'è chi sta facendo bene con novità azzeccate».
Le trattorie sono intramontabili.
«Quando scoprii Firenze, il panorama enogastronomico era fatto sostanzialmente da tanti piccoli locali a gestione prevalentemente familiare, con una proposta molto omogenea. Funzionano ancora, perché passata la moda creata da un posto nuovo, i fiorentini finiscono per tornare sempre alla care, vecchie trattorie. L'importante è che non perdano la loro identità evitino di diventare ibride, cercando di distinguersi».
Il contributo di Enoteca Pinchiorri a Firenze?
«Per me quello più importante è legato alla diffusione della cultura del vino italiano.
Ma abbiamo anche mostrato come debbano essere l'accoglienza e il servizio di qualità: Firenze ha dei grandi margini di miglioramento su questo fronte, perché è piccola ma richiestissima. Certe brutture, anche legate alla ristorazione, devono scomparire».MBer
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