In tre anni 60mila musulmani in più In città un romeno su 2 è clandestino

Alessandro Ruta

Immigrazione, integrazione, dialogo interreligioso: tre argomenti quantomai d’attualità in questo periodo. E ieri a Palazzo Turati c’è stata l’apertura ufficiale del convegno «Islam in Europa, Islam Europeo», patrocinato dal Cipmo (Centro italiano per la pace in Medio Oriente) in collaborazione con la Camera di commercio e la Direzione relazioni internazionali del Comune. Si è partiti dai numeri forniti dalla Fondazione Ismu insieme all’università Bicocca: in Lombardia, negli ultimi tre anni, gli immigrati di religione musulmana sono aumentati di 60mila unità, raggiungendo quota 246mila.
Lo stesso è successo in città. Dal primo gennaio del 2001 a luglio 2003 a Milano la quantità di musulmani è andata in continuo e impetuoso crescendo, toccando un picco di quasi sessantamila presenze, partendo da poco più di 43mila. Poi la tendenza si è invertita, tanto che nel giro di un anno si è arrivati a circa 48mila unità.
Tra gli stranieri presenti a Milano, un quarto è di religione islamica: anche questo è un dato in calo, visto che solo nel luglio del 2003 la percentuale era del trenta per cento. La perdita nel comune è stata recuperata dall’hinterland.
A confrontarsi, oltre al sindaco Gabriele Albertini, diversi esponenti del mondo culturale musulmano e importanti personalità accademiche. Il primo cittadino ha affermato, nel discorso d’apertura della manifestazione, che «la mentalità integralista islamica, pur essendo una minoranza, va combattuta senza mezzi termini» e ha lodato le forze dell’ordine per i risultati di prim’ordine ottenuti nella lotta al terrorismo. Anche il presidente della Regione, Roberto Formigoni, ha voluto partecipare con un messaggio inviato agli organizzatori del convegno in cui ha ribadito «l’importanza di ripartire dalla persona e dalle sue esigenze fondamentali», sottolineando il tentativo occorso negli ultimi secoli per ottenere una convivenza pacifica tra realtà inevitabilmente diverse.
Non era presente il presidente della Provincia, Filippo Penati: a farne le veci l’assessore allo Sviluppo economico e al lavoro, Luigi Vimercati, il quale ha confermato quanto la città sia stata da sempre un punto di riferimento per il dialogo tra culture diverse, fin dai tempi di Sant’Ambrogio e Sant’Agostino.
Non c’è solo la religione. Negli ultimi giorni degli immigrati si è parlato soprattutto per il Paese di provenienza e il grado di inserimento. Quanto a presenze, a Milano i leader, a seconda del continente, sono: i romeni per l’Europa, i filippini per l’Asia, gli egiziani per l’Africa e i peruviani per l’America Latina. Nel complesso della provincia la classifica vede primeggiare egiziani, filippini, marocchini, peruviani ed ecudoriani. Un balzo in avanti lo hanno provocato romeni e albanesi, che contano più di 45mila presenze. Nella regione, fine, gli immigrati hanno toccato quota 647mila.
C’è poi la questione dell’inserimento.

Gli irregolari a Milano sono prevalentemente peruviani, ecuadoriani e romeni: se, però, i regolari tra i primi sono così tanti da far risultare irrisoria la «fetta» di clandestini, per i terzi il rapporto è di un abusivo ogni due regolari. Sempre secondo le stime di Ismu e Regione contenute nel Rapporto 2004 sull’immigrazione, in provincia un romeno su tre è irregolare. In Regione, infine, il rapporto è di un clandestino ogni 4 regolari.

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