Trento nuova Roma

Dal Concilio tenutosi fra 1545 e 1563 nacque una Chiesa cambiata nella forma e nella sostanza

Il Concilio di Trento si tenne con vicende complesse e lunghe sospensioni fra il 1545 e il 1563 e si svolse sotto la pressione della Riforma protestante, che aveva già spezzato l’unità della Chiesa. Sarebbe però un errore ritenere che l’unico motivo per la grande ristrutturazione teologica e organizzativa operata in quell’occasione dalla Chiesa Cattolica consista nella risposta alle contestazioni mosse da parte dei protestanti e alla necessità di opporre alle loro istanze un cattolicesimo rinnovato. Certo, questa fu una motivazione potente, ma il cattolicesimo era attraversato ormai da decenni dalle spinte che nell’Europa del Nord finirono col generare la rottura luterana e quelle che le fecero seguito.
Il mondo cambiava per tutti, in quegli anni. Forse addirittura più nel Sud dell’Europa che nel Nord. Le grandi scoperte geografiche, culminate con quella delle Americhe, l’invenzione della stampa, la rivoluzione militare dovuta all’introduzione, dalla Cina, della polvere da sparo, l’esito ultimo della Reconquista castigliana e, dietro a tutto questo, la ripresa demografica che fece seguito alla grande peste, scossero il continente in senso sia materiale sia culturale.
Personalità del tutto sottomesse all’autorità della Curia romana, come Erasmo da Rotterdam, avevano sollevato problemi non molto diversi da quelli proposti dai riformatori. Semmai si può dire che la lacerazione della Cristianità produsse il clima di riscatto cattolico che dominò il concilio, insieme ai profondi timori di un ridimensionamento del potere papale che ne ritardarono l’avvio, sollecitato con passione dall’imperatore Carlo V nella speranza di giungere ad una ricomposizione religiosa anche a spese del primato pontificio.
Nel suo La Controriforma. Il mondo del rinnovamento cattolico 1540-1770, lo storico statunitense Ronnie Po-Chia Hsia racconta in modo esemplare la grande avventura vissuta in due secoli dalla Chiesa Cattolica sulla base di una serie di scelte coraggiose e intelligenti che furono prese proprio a Trento.
La cosiddetta Controriforma non fu affatto un semplice ribadire forme e principi tradizionali, fu piuttosto il contrario. Almeno per quanto riguarda la struttura della Chiesa ben poco rimase di quanto esisteva prima, mentre nacquero proprio in quell’occasione tutte le realtà che oggi ci paiono costitutive del cattolicesimo. Le diocesi, le parrocchie, il clero secolare, le scuole cattoliche, l’assistenza, l’anagrafe sono tutte istituzioni che hanno trovato la loro forma ideale a Trento e che sono state calate nell’esperienza storica nei decenni che seguirono.
Lo stesso vale per la liturgia, che venne completamente rinnovata e che poi rimase intatta fino al Concilio Vaticano II. Anche il rilancio del culto mariano e di quello dei santi, che rendono così diverse le forme della devozione cattolica da quella protestante, mentre le avvicinano a quelle ortodosse, provengono da scelte formulate a Trento.
La ricerca di Hsia riassume in uno studio sistematico un processo che si è sviluppato per alcuni secoli e che rappresenta una delle operazioni di maggior respiro ideale e spirituale occorse nella storia dell’umanità, i cui effetti sono fra l’altro profondamente visibili nell’architettura di molte delle nostre città. La carica ideale e culturale della Controriforma fu infatti così violenta da modificare l’estetica e le forme di convivenza sociali. Una nuova liturgia, una nuova organizzazione del clero imponevano una riorganizzazione degli spazi alla quale si provvide anche attraverso una nuova proposta architettonica: il barocco.
Ma non sono soltanto gli architetti a riconoscere i fermenti di questo rinnovamento dello spirito, di questa sfida nel proclamare in forme e modi nuovi la gloria di Dio. La pittura, la scultura, la musica e la letteratura furono attraversate dal vento della Controriforma che chiamava le arti a rappresentare la novità proposta dalla Chiesa.

Ne derivò una delle stagioni più ricche e interessanti dell’arte e del nostro Paese che guidò la ripresa cattolica in Europa fino alla sua tragica interruzione con la guerra dei Trent’anni e poi il collasso dell’impero italo-spagnolo, prima paralizzato con la pace di Westfalia e poi smembrato a Utrecht dai vincitori protestanti del grande conflitto per il controllo degli oceani che segnò l’evo definito come moderno.
Fu allora che si spense del tutto la spinta innovativa che il Concilio di Trento aveva suscitato e che non viene ripresa con decisione fino al Vaticano II.

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