Francia, è morto il fondatore del Front National Jean-Marie Le Pen

Estromesso dall’agone politico dalla figlia Marine, è morto oggi lasciando una pesante eredità ideale per tutti i sovranismi europei

Francia, è morto il fondatore del Front National Jean-Marie Le Pen

Per quasi 40 anni Jean-Marie Le Pen è stato il leader incontrastato dell’estrema destra francese. Il fondatore del Front National, estromesso dall’agone politico dalla figlia Marine, è morto oggi all'età di 96 anni a Garches (Hauts-de-Seine), dove era stato ricoverato alcune settimane fa.

Jean-Marie Le Pen si schiera col maresciallo Pétain

Lui che per primo pose al centro il tema dell’immigrazione e l’uscita dall’Unione Europea negli ultimi anni della sua vita ha assistito al “parricidio politico” che la figlia Marine ha compiuto nei suoi confronti trasformando il Front National in un’alleanza nazionale in salsa francese (Rassemblement national, appunto). Jean-Marie Le Pen, figlio di una sarta e di un pescatore, nasce nel ’28 a La Trinité-sur-Mer in Bretagna. All’età di 14 anni perde suo padre, morto dopo aver raccolto una mina dalla rete del suo peschereccio. Nel 1944 il giovane Jean-Marie chiede di potersi arruolare con le forze di Resistenza guidate dal generale Charles De Gaulle ma la sua offerta di servire la causa antinazista viene respinta. “Non possiamo più accettare soldati sotto i 18 anni. Sei orfano, un “Pupillo della Nazione”: occupati di tua madre” è la risposta che riceve e, probabilmente, è anche per questo che ha inizio la sua simpatia verso il ‘collaborazionista’ Philippe Petain. “La storia ha convalidato la capacità militare del generale De Gaulle, ma ciò non delegittima l’azione politica del maresciallo Pétain, né la posizione morale dei francesi che l’hanno seguito. Se De Gaulle è stato lungimirante, Pétain è stato un uomo d’onore firmando l’armistizio”, scriverà nella sua autobiografia. Al termine della Seconda guerra mondiale, si laurea in Legge e Scienze Politiche per poi arruolarsi come volontario tra i paracadutisti che combattono in Indocina.

Le Pen combatte in Algeria ed entra in politica

Nel 1956, all’età di 27 anni, viene eletto con Unione e Fraternità Francese, il movimento del qualunquista Pierre Poujade e diventa il più giovane deputato della Quarta Repubblica. In seguito parte nuovamente volontario per combattere la guerra d’Algeria dove “ho torturato perché bisognava farlo”, confesserà nel ’62 salvo poi smentire e querelare i giornalisti che avevano pubblicato tale dichiarazione. “Sono stato accusato della stessa scena di tortura, lo stesso giorno, alla stessa ora e a più di 100 chilometri di distanza”, scriverà Le Pen nelle sue Memories. In quegli anni il punto chiave della sua battaglia politica è l’opposizione al generale: “In apparenza, - dirà - ci sono due De Gaulle, il ribelle del 1940 e il cacciatore di ribelli del 1961. Ma tutti e due, assieme, formano per me un falso grande uomo, il cui destino fu quello di aiutare la Francia a diventare piccola”. Nel ’57 lascia il partito di Poujade per dar vita al Front national des combattants e proprio in quel periodo, a seguito di una rissa, perde un occhio e da allora indosserà per parecchi anni una benda nera che lo caratterizzerà particolarmente. Nel ’65 guida la campagna presidenziale del candidato di estrema destra Jean-Louis Tixier-Vignancour e quattro anni dopo aderisce a Ordre nouveau. Nel 1971 non riesce a farsi rieleggere all’Assemblea nazionale e diventa produttore discografico pubblicando quattro album di canzoni naziste. Un’iniziativa per la quale viene condannato a due mesi di carcere con la condizionale per “apologia di crimini di guerra”.

La nascita del Front National e i successi elettorali

Nel 1972 unisce vari movimenti di estrema destra sotto un unico partito, il Front National che “ruba” il simbolo al Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante. La fiamma tricolore, col blu al posto del verde, darà voce a tutti gli elettori che non si riconoscono negli ideali del ’68 francese. Alle elezioni Presidenziali del ’74 prende soltanto un misero 0,75% ma due anni dopo l’imprenditore Hubert Lambert gli lascia in eredità tutti i suoi averi. “Voglio che tu abbia i mezzi finanziari per non dipendere mai da nessuno. So che userai questa libertà per difendere le idee nazionali”, gli dice prima di morire. Le Pen, pur improntando la sua politica contro gli immigrati, rifiuta l’appellativo di fascista: “A parte il fatto che per me Mussolini è un ex socialista, voi in Italia non avete ancora capito chi sono davvero. Il Fronte nazionale ha fatto eleggere arabi, ebrei, neri. Io non sono un razzista. Sono un nazionalista francese”. Alle presidenziali del 1981 non si presenta ma nel 1984 viene eletto europarlamentare a Bruxelles. Un seggio che Le Pen manterrà ininterrottamente fino al 2003 quando la Corte di giustizia europea dà ragione alle autorità francesi che avevano chiesto la decadenza del leader del Front National dopo la sua condanna penale per aggressione a pubblico ufficiale. A Bruxelles vi tornerà con le elezioni dell’anno successivo mentre in patria di votazione in votazione Le Pen accresce sempre più i suoi voti. Alle Presidenziali del 1988 prende il 14%, nel 1995 accresce il suo consenso di un punto percentuale e sette anni dopo, col 16,8% arriva ad uno storico ballottaggio contro il gollista Jacques Chirac. L’ex premier socialista (ricordiamo che la Francia è una repubblica semipresidenziale ndr) Lionel Jospin, infatti, si ferma al 16,18% mancando clamorosamente il ballottaggio. Ballottaggio vinto a mani basse da Chirac con l’82% contro il 17,8% del leader del Front National. L’exploit di Le Pen non si ripete però nel 2007 quando racimola soltanto l’11% dei voti.

Gli ultimi anni di vita, il parricidio politico della figlia Marine

Le Pen nel ’96 viene condannato per incitamento all’odio razziale dopo aver descritto le camere a gas come “un semplice dettaglio nella storia della seconda Guerra Mondiale". Frase che ripeterà anche nel 2015 e per la quale nel 2018 è costretto a pagare una multa di 30mila euro. Stavolta, però, la condanna avrà anche delle ripercussioni di politiche. Il Front National è, infatti, in mano alla figlia Marine che gli è succeduta nel 2011 e che imprime una propria e vera svolta tanto da decidere di espellere il padre dal partito che lui stesso aveva fondato. Jean Marie, commentando questo parricidio politico in un’intervista al Corriere, dirà: “Si può essere in disaccordo sul piano politico e sulla strategia. Ma lei è stata scorretta su quello morale, escludendo suo padre sulla base di pretesti ingiusti. Credo che il parricidio la tormenterà per tutta la vita. Per questo provo della pietà per lei”. Sempre nella stessa intervista cercherà di chiarire il suo pensiero: “Non è vero.

Ho detto che le camere a gas dei lager hanno rappresentato un evento drammatico, ma sono come un tavolo rispetto al mobilio dell'intera casa di quegli anni. In quel senso solo un dettaglio”. Una precisazione che non basta per riconciliare i due Le Pen.

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