da Los Angeles
«Dopo 45 anni di carriera questa è la prima volta che vinco qualcosa, sono sotto shock». Parola di Demi Moore che l'altra notte ha consegnato alla storia della 84esima edizione dei Golden Globe il discorso di accettazione più emozionante. La Moore ha vinto la statuetta come migliore attrice protagonista di una commedia o musical, per il suo ruolo nel satirico e inquietante The Substance e non ha nascosto l'insperata sorpresa. L'attrice, 62 anni, era stata candidata ai Globe altre due volte, non aveva mai vinto, neppure per Ghost, il film del 1991 che ha segnato l'inizio della sua carriera. Domenica sera, al Beverly Hilton di Beverly Hills, invece: «Quando un produttore, trent'anni fa mi disse che ero un'attrice da popcorn tutte le mie sicurezze crollarono. Per me significava solo una cosa: avrei potuto fare film di successo, guadagnare soldi, ma non sarei mai stata apprezzata dai colleghi. Una bugia cui ho creduto, sino a stasera».
Quello ricevuto dall'attrice avrebbe potuto non essere l'unico premio, ma l'horror satirico scritto e diretto da Coralie Fargeat su una star del cinema in decadenza che accetta di iniettarsi una sostanza per ottenere una versione giovane e bella di sé ha però ceduto il passo nella categoria miglior film brillante al musical targato Netflix Emilia Pérez, che ha ottenuto quattro globi: migliore attrice non protagonista (Zoe Saldana ai danni di Isabella Rossellini), miglior canzone e miglior film non in lingua inglese, battendo tra l'altro l'italiano Vermiglio e il potente film iraniano The Seed of the Sacred Fig.
La categoria miglior film drammatico ha visto invece la vittoria del lunghissimo (più di tre ore) The Brutalist, di Brady Corbet, biografia dell'architetto ungherese László Toth. Il regista Brady Corbet, già vincitore del Leone d'oro a Venezia, ha portato a casa il globo d'oro alla regia ed il protagonista, Adrien Brody, ha vinto il premio per il migliore attore protagonista di un film drammatico, battendo i favoriti Timothée Chalamet, per il film su Bob Dylan a complete unknown e Ralph Fiennes per il racconto dell'elezione papale di Edward Berger, The Conclave. Il primo è uscito dalla cerimonia a mani vuote, mentre il secondo ha vinto il premio alla sceneggiatura, andato a Peter Straughan.
Altrettanto imprevedibili sono state le vittorie di Sebastian Stan, migliore protagonista di un musical o commedia, con A different Man, e quella di Fernanda Torres migliore protagonista femminile per I'm Still Here, il dramma di Walter Salles su una donna che va alla ricerca del marito sparito in Brasile. La Torres ha battuto star come Nicole Kidman, Angelina Jolie, Kate Winslet, Tilda Swinton e Pamela Anderson, fatto che la dice lunga sul nuovo corso dei Golden Globe dopo lo scandalo che ha investito l'organizzazione fondatrice del premio: L'Hollywood Foreign Press Association. Quattro anni fa, infatti, dopo una serie di articoli che accusavano l'associazione di razzismo e corruzione, i Golden Globe persero la loro fama di premi anticipatori degli Oscar. Per un anno furono persino cancellati dalla diretta televisiva e alcune star, Tom Cruise per esempio, restituirono le statuette vinte. Da allora l'organizzazione del premio ha cambiato proprietà. Una mossa che ha migliorato la qualità del premio a discapito della sua popolarità. Se prima venivano premiate stelle di fama internazionale, ora, come spesso succede per gli Oscar, il nome sembra contare meno del talento e in fondo per avere un red carpet ricco di ospiti famosi basta nominarli in una delle molteplici categorie, non è necessario farli vincere.
A differenza degli Oscar i Golden Globe premiano anche le serie e le star televisive. Questi i risultati più importanti: la migliore serie drammatica dell'anno è Shogun, remake del successo del 1980, che ha vinto anche i premi dedicati alla migliore attrice e attore protagonisti, Anna Sawai e Hiroyuki Sanada, e al migliore non protagonista: Tadanobu Asano.
Jeremy Allen White ha vinto per il terzo anno il premio al migliore attore di una serie brillante, con The Bear, mentre la versione femminile del premio è andata a Jean Smart per Hacks. Per le miniserie, Jodie Foster ha vinto il premio alla protagonista, per True Detective: Night Country, mentre Colin Farrell, ha ottenuto il globo d'oro grazie alla sua performance nel dramma DC Comics The Penguin.
La comica Nikki Glaser ha condotto la cerimonia senza infamia e senza lode. Ad aiutarla nel giudizio nei suoi confronti è stato il fiasco patito lo scorso anno da Jo Koy. Nikki Glaser, non era difficile, ha fatto meglio, ed è stata simpatica e a tratti tagliente, anche se nessuno può reggere il confronto con Ricky Gervais, incontrastato re dei Golden Globe.
Ne ha presentati cinque, fra il 2010 e il 2020. Le sue battute sul dorato e corrotto mondo di Hollywood erano al limite dell'oltraggio, ma sempre divertentissime e ormai impensabili in una Hollywood dominata dalla paura di dire la cosa sbagliata.
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