Trionfo per Putin: è «uomo dell’anno» secondo «Time»

Molti anni prima dell'11 settembre pare che Osama Bin Laden avesse confidato ai suoi intimi: «Sarò davvero qualcuno quando Time mi proclamerà Uomo dell'anno». Non è difficile immaginare quale sia lo stato d'animo di Vladimir Putin, che ha ricevuto il riconoscimento per il 2007. Sulla foto messa in copertina dal settimanale Usa, appare serio, impassibile, quasi un po' triste. Più un funzionario che uno zar. Ma in cuor suo ha probabilmente provato una delle più grandi gioie della vita; perché il Vladimir Putin che esalta le radici del suo grande e ricco Paese è irresistibilmente attratto dall'Occidente, e in particolare dall'America, dal capitalismo, dal denaro, dallo sfarzo legittimato dal successo ed esaltato da Hollywood.
In qualità di capo del Cremlino, Vladimir Putin può ottenere tutto quel che vuole. E in questi anni si è tolto più di uno sfizio: la mega dacia, i rapporti personali con gli uomini più importanti del pianeta, una popolarità duratura, l'organizzazione sontuosa del primo vertice del G8 in Russia. Ma l'onorificenza di Time non avrebbe mai potuto comprarla. E per questo è doppiamente gradita. È come se avesse vinto l'Oscar. Senza trucchi.
La direzione del giornale si è affrettata a precisare che il titolo di «Persona dell'anno» non implica un'approvazione. È solo un attestato del ruolo svolto negli ultimi dodici mesi. Putin è l'uomo che ha risollevato la Russia dalla catastrofe finanziaria e umanitaria degli anni Novanta, riportandola fra le grandi potenze mondiali. Ma è anche il leader che ha anteposto l'ordine alla libertà, trasformando la nascente democrazia russa in un regime sempre più autocratico; in cui chi dissente rischia la vita, come la giornalista Anna Politkovskaia, o il carcere, come l'ex campione del mondo di scacchi Garry Kasparov ora oppositore del Cremlino. Tutto questo la rivista Usa lo scrive, lasciando aperto il giudizio finale: la Storia lo ricorderà come un riformista o un oppressore?
Vedremo, ma nell'immediato l'annuncio non rimarrà senza conseguenze.

Le scelte di Time, sebbene autonome, riflettono sovente gli orientamenti prevalenti a Washington. E il messaggio va in una direzione: l'America ha capito di dover trattare Putin con rispetto.
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