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Troppo accentratore, Gasparin verso la cacciata

A volte noi genovesi perdiamo occasioni significative. Ci sono voluti infatti uno juventino doc (ancorché con moglie sampdoriana) e un milanista altrettanto doc, per realizzare uno dei più stimolanti «documentari sportivi» sul nostro calcio cittadino intrecciato alla storia della nostra città. Lo juventino doc si chiama Michele Bongiorno ed è uno degli adorati figli di Mike l’indimenticabile e il milanista si chiama Andrea Bettinetti.
Il primo fa il produttore, il secondo il regista. Sono loro venuti alla conquista cinematografica di Genova firmando uno dei «lavori» di cinema fra i più originali e interessanti: «Genova e il calcio - Le due anime della Superba».
Per fortuna di genovese c’è la «Liguria Film Commission» con il suo direttore Andrea Rocco che ha offerto tutta la logistica necessaria per la realizzazione. E per fortuna anche parecchi sponsor che hanno offerto la copertura dei costi.
Diciamo di Paolo Odone (Camera di Commercio), Duccio Garrone (Fondazione), Cooperative, Genoa e Sampdoria con le istituzioni il cui apporto economico rimane misterioso. Oltre al Banco di Chiavari che ha organizzato l’evento (conferenza stampa, serata al Genovese, buffet nel suo celebre palazzo in Garibaldi). Non è mancata la consulenza storica di Renzo Parodi («Un vero sampdoriano» ha detto Bongiorno) e Aldo Padovano (un vero genoano) con l’assistenza alla produzione della pimpante Valeria Salmon.
Dice Michelino: «Attraverso una raccolta di voci, di immagini, di testimonianze abbiamo raccontato la profonda passione della città e dei suoi abitanti per il calcio cittadino». E Bettinetti aggiunge: «Ed abbiamo concluso che Genova ama molto il suo calcio. È, una città, anche sportiva, che vive sempre fra alti e bassi, ma ha sempre la forza di rialzarsi». È una storia che inizia col primo derby del 1946 (anno di nascita della Samp) e si conclude negli anni ’90, quelli di Mantovani, dello scudetto, di Vialli e Mancini.
«Nel mezzo - spiega ancora Bongiorno - cinquant’anni di antagonismo calcistico e di storia cittadina. Abbiamo voluto raccontare anche i cambiamenti della città, i risvolti urbanistici e sociali della Lanterna, del dopoguerra e delle sue macerie al rilancio del porto».
Ed infatti ecco il volto di Fulvio Cerofolini, sindaco genoano che ha vissuto anche gli anni di piombo. Il critico G. Fava che ricorda i momenti felici di una città cinematografica, Provenzali, la voce genovese della Rai. E ancora tanti calciatori, dall’antico portiere Piero Bonetti (oggi ultraottantenne), al musone Pruzzo che quando parla del Genoa diventa un fiume in piena e poi l’era Mantovani con Francesca, volto davvero cinematografico («buca lo schermo»). Ma non manca Tomas Skuhravy, non manca il nostro opinionista Piero Sessarego. Ma anche la città con i suoi personaggi si fa sentire: persino è stata scomodata la Marchesa Lamba Doria (che del nome dovrebbe essere tutta blucerchiata), molti artisti con l’immancabile Vittorio De Scalzi. Sono state «scoperte» le dimore dei genovesi, sontuose e discrete, ma dove durante i derby si covano ancora antichi rancori. Come ha detto Paolo Odone: «Genova ha vissuto sempre di forti rivalità, dai Fieschi, ai Doria, e naturalmente anche nel calcio». Un calcio che avvolge Genova, le entra dentro: «Non come quello milanista - spiega il regista Bettinetti - dove il clima del derby è più disteso, meno arroventato, i milanesi sono abituati a vincere. La sofferenza è dei coraggiosi». Già: la vittoria ne derby per il tifoso rossoblucerchiato è la vita, è un po’ come vincere lo scudetto.
Interessante anche il duetto fra i due presidenti, Garrone e Preziosi. Hanno svolto un tema interessante: «Cosa significa presidente di calcio a Genova».
Ieri sera, al Genovese tutto questo è stato raccontato e applaudito.

E forse, per la prima volta, grazie anche al fenomeno calcio scoperto da uno juventino e da un milanista, si è cercato di capire attraverso questo affascinante viaggio, l’anima, sportiva e non, di quella che fu una grande Repubblica marinara.

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