Tutti al lavoro. Per tradire meglio

Galeotta fu la scrivania: lei e lui, di preferenza, mettono le corna al proprio partner scegliendo un colllega di ufficio. Boom di relazioni "proibite" negli ospedali, negli uffici pubblici e nelle redazioni giornalistiche

Tutti al lavoro. Per tradire meglio

Nomi non se ne fanno, ma ognuno sa di chi si sta par­lando. Gli adulteri sono come i vecchi elettori della Dc: non se ne incontra in giro uno pronto a dichiararsi aperta­mente, ma sono tantissimi e ovunque. Negano tutto, nega­no sempre. Sono allenati da settimane, mesi, anni di raggi­ri, menzogne, sotterfugi ed espedienti. Sono fermamen­te convinti d’essere inafferra­bili, al di sopra di qualsiasi so­spetto. Ma ovviamente è una puerile illusione. Sono tal­mente clandestini e mimetiz­zati, che l’Associazione degli avvocati matrimonialisti ­praticamente la loro persona­lissima «Emergency» - è in grado di fotografarli con una raffica di dati e statistiche pre­cisa al millesimo.

Tanto per essere chiari, è giusto si sappia che le corna rappresentano in Italia la cau­sa prima di separazioni e di­vorzi: quantificando, 40 per cento. Ma quello che l’analisi degli avvocati rivela meglio è l’habitat naturale del tradi­mento: 60 per cento dei casi sul posto di lavoro. Relazioni stabili, vite parallele che pos­sono durare anni, all’insapu­ta dell’ignaro tradito, il quale molto spesso conosce perso­nalmente il rivale e ne sente pure parlare malissimo dal subdolo coniuge. Spiega Gian Ettore Gassani, presi­dente dell’Assomatrimoniali­sti: «Chi lavora trascorre mol­to più tempo con il collega che con il coniuge. Questo in­fluisce parecchio sulla tenta­zione di allacciare legami nuovi. Non a caso, gli stessi in­vestigatori privati partono sempre con le indagini dal­l’ambiente di lavoro. L’Italia è prima in Europa come nu­mero di relazioni extraconiu­gali sul posto di lavoro. Seguo­no Germania, Francia e In­ghilterra ».

Fatichiamo nelle Coppe, ma siamo primi in corna. E al­meno queste non andiamo a farle sottobanco in Cina. La di­fesa del made in Italy ha pure i suoi luoghi privilegiati. Pri­mo fra tutti Milano. Seguono Roma, Bologna, Torino e al sud Napoli. In questa fioren­tissima Silicon Valley delle corna italiane, spiccano per produttività ospedali e clini­che, quindi studi professiona­li, poi - alle volte, le scoperte ­qui da noi, nelle redazioni giornalistiche. Con scientifi­ca precisione, gli esperti certi­ficano che nel computo gene­rale spicca anche una buona percentuale di tradimenti a sfondo omosessuale: 7 per cento dei mariti, 5 delle mo­gli. Per la serie le sorprese non sono mai finite.
Inutile specificare che que­ste corna aziendali finiscono il più delle volte per ripercuo­tersi
sul rendimento dei due lavoratori, molto più impe­gnati a intrattenere pucci­pucci da una scrivania all’al­tra e a imbastire balle eco­compatibili che a sbrigare pratiche. Il fenomeno è tal­mente allarmante - così pare - che in alcuni Paesi le grosse aziende hanno preso a inseri­re nei contratti di assunzione clausole anti-corna. In Svizze­ra, ad esempio, esistono ac­cordi con espresso divieto per il dipendente di allaccia­re relazioni interne, pena il li­cenziamento automatico.

Ma com’è e come si muove, generalmente, questa bestia predatrice che si costruisce una seconda vita con il colle­g­a della contabilità o con la se­gretaria dell’ufficio sinistri? Gli avvocati matrimonialisti, profondi conoscitori dello scaltro animale, forniscono una guida pratica per even­tuali osservazioni. Eccola. Il traditore cambia rapidamen­t­e atteggiamento con il coniu­ge, rifiutando dialoghi, confi­denze e soprattutto quell’al­tro genere di confidenze. Il cornuto o la cornuta comin­ciano a chiedersi dei perché, il traditore inventa di tutto e giura su tutto, prenotandosi una suite imperiale nell’even­tuale inferno che verrà. A for­za di mentire, però, l’errore è perennemente in agguato. La statistica dei casi che finisco­no in tribunale segnala i più fatali. Innanzi tutto, lo sappia­mo bene, l’adultero traffica in modo pazzesco con il cellula­re, in entrata e in uscita, salvo poi farlo trovare spento per ore quando da casa lo cerca­no. Secondariamente, a forza di stressanti acrobazie, arriva il momento in cui l’attenzio­ne ha un inevitabile calo: sì, è il fatidico momento del com­p­uter di casa lasciato improv­vidamente acceso sulla mail atomica, o della ricevuta di un albergo dimenticata in ta­sca, nonché delle intramonta­bili tracce di phard, rossetto, profumo, cotonature, tutte cose che i Ris hanno comin­ciato a prendere in esame molto tempo dopo i coniugi sospettosi. Classico anche l’improvviso cambio del guar­daroba, o l’iscrizione ai corsi in palestra, «così, perché vo­glio cominciare a sentirmi meglio e a volermi bene».

La cosa veramente sorprenden­te è che ci sono ancora mogli e mariti disposti a bersi tran­quillamente certe bischerate.

Del resto,un po’ indomito e un po’ fantozziano, l’adulte­ro è in perenne estasi creati­va. Certo, la sua non è vita faci­le. Spesso inventa una tale mole di scuse e di bugie da fi­nirne inevitabilmente strito­lato, perché non è umana­mente sostenibile un simile stress mnemonico per un tempo così lungo. Oltre tutto, gli avvocati matrimonialisti mettono in guardia: attenzio­ne, i cornuti si stanno attrez­zando. Negli ultimi dieci anni si segnala in grande espansio­ne il mercato dei dispositivi elettronici anti-corna. Ben­chè vietati dalla legge, vengo­no acquistati sul mercato ne­ro e su Internet, per essere di­spiegati nel fai-da-te investi­gativo. Mogli e mariti detecti­ve piazzano registratori, vide­ocamere, cimici, persino sof­tware per risalire alla pas­sword della posta elettronica, quindi si mettono comodi e aspettano pazienti la madre di tutte le prove.

È un penoso destino: in un modo o nell’al­­tro, prima o poi, il traditore ci lascia la zampa. Senza fare no­mi, sappiamo tutti di chi stia­mo parlando.

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