La Tv delle libertà parla sempre più genovese

La Tv delle libertà parla sempre più genovese

Non è ancora un’invasione (o un’invaxon come direbbero i Buio Pesto), ma poco ci manca. Non ha neppure compiuto tre mesi di vita, la Tv delle libertà, che già parla il genovese. L’emittente, fortemente voluta da Michela Vittoria Brambilla, presidente dei circoli delle libertà, annovera tra le sue fila tre giornalisti cresciuti all’ombra della Lanterna: Antonia Ronchei, Roberta Bottino e Simone Gallotti. La data di nascita delle televisione, che è diffusa su Sky e da un circuito di tv locali (in Liguria TeleGenova), è molto fresca: 11 giugno 2007. Quel giorno insieme a Michela Brambilla a condurre la prima diretta di quattro ore dalle 14 alle 18, c’era la genovese Antonia Ronchei, ex Verissimo, Tg5 e - per rimanere dalle nostre parti- Telecittà. «La prima puntata - racconta Ronchei - abbiamo ricevuto la telefonata di Silvio Berlusconi che è venuto anche in trasmissione alcuni giorni dopo». L’ex conduttrice di Telecittà ha tracciato la via agli altri due colleghi che si sono aggregati alla squadra di Michela Brambilla da poche settimane. Ma ci sarà un motivo per cui la Tv delle libertà parla così spiccatamente zeneize? Sì, dice Antonia Ronchei ed è molto semplice: «La spinta di noi genovesi è che nella nostra città non c’è sviluppo per questo lavoro e perciò siamo portati a cercare delle soddisfazioni altrove». La stessa molla che ha indotto Roberta Bottino a preparare le valigie dalla mattina alla sera per rispondere presente alla convocazione di Giorgio Medail, responsabile della redazione. «Il passaggio da Genova a Roma - ammette la giornalista - è stato un po’ traumatizzante, perché non me l’aspettavo. Devo ringraziare il direttore di Studio Aperto Mario Giordano col quale ho lavorato cinque mesi che mi ha dato l’opportunità di conoscere Medail». Anche la Bottino si è formata all’ombra della Lanterna, scuola Telecity: quattro anni nei quali ha incrociato Simone Gallotti, l’ultima new entry della tv delle Libertà. «A Genova le possibilità a livello giornalistico sono molte scarse. O hai una botta di fortuna o devi soffrire per dieci anni, da noi è più difficile che da altre parti», dice l’ex mezzobusto di Telecittà. Lui per decidere ci ha messo poco e indietro - giura - non tornerà. A trascinarlo ci ha pensato anche la fidanzata con prospettive di carriera romane. Così insomma è stato più facile. «Ho fatto un provino e dopo una settimana ero già in diretta nella trasmissione di quattro ore». Questi genovesi non finiscono di stupire. «Sarà che siamo i più bravi - scherza Roberta Bottino - o che a Genova è davvero difficile sfondare per chi ama questo mestiere».

Lei sperava di fare carriera a Milano «invece sono finita a Roma, ma va bene lo stesso». E non è detto che tra un po’ la colonia genovese nella Tv delle libertà diventi ancora più numerosa. Piccoli cronisti crescono. Lontano da Genova.

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