"Ecco il talk con 100 persone che parlano. Mi ispiro alla tv che faceva Funari"

Domani la conduttrice debutta su RaiTre con l'atteso "Avanti popolo": "È un esperimento per dare alla gente un luogo dove confrontarsi davvero"

"Ecco il talk con 100 persone che parlano. Mi ispiro alla tv che faceva Funari"
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Lei senza sfide difficili non sa stare. Ma quella che deve affrontare da domani, martedì 10 ottobre, è la più impervia della sua vita televisiva. Nunzia De Girolamo non solo sbarca per la prima volta in prime time con un programma di approfondimento su Raitre, non solo lo farà in una serata in cui ha in concorrenza Fagnani su Raidue, Berlinguer su Rete4 e Floris su La7, ma in più porta il fardello di rappresentare il vero banco di prova della nuova Rai versione governo Meloni. Perché Avanti popolo, come si chiamerà il «super talk» (con cento persone parlanti) è il primo people show di attualità varato dai nuovi vertici della tv pubblica.

Dunque da domani sera avrà i fucili puntati addosso.

«E, va beh, ci sono abituata. Li avevo addosso il primo giorno in cui sono entrata in Parlamento, appena ho cominciato a fare tv ospite da Giletti, quando ho partecipato a Ballando, condotto Ciao Maschio e quest'estate a Estate in diretta».

Ma lei è un kamikaze o un pungiball?

«La mia è una follia razionale. Lo so che questa volta è veramente complicato: mi sento di stare in una casa in territorio sismico. Mi tremano i polsi ma sono consapevole del compito che mi aspetta».

Prima di tutto: ci sarà martedì in trasmissione suo marito Francesco Boccia, capogruppo Pd in Senato? Una notizia che ha fatto scalpore per questioni di opportunità.
«Lo vedremo. Nel mio studio comunque passeranno persone che conosco da anni. Persone con le quali ho fatto un percorso nella mia vita precedente, ma in ogni caso la mia linea è chiara con tutti: sarò trasparente come sempre».

In ogni caso sarebbe una scaltra operazione di marketing, quasi alla Sandra e Raimondo. Suo marito accetterebbe?

«Bisognerebbe chiederlo a lui. Ma, conoscendolo bene, sono certa: se non c'è verità, non ci sta».

Veniamo al programma: si intitola Avanti popolo per riunire tutte le anime, di destra e sinistra, un po' come il suo matrimonio.

«La parola popolo appartiene a tutti. Il titolo richiama bandiera rossa ma anche il brano di Gabbani (E allora avanti popolo che spera in un miracolo...) che abbiamo usato come sigla».

L'importante è dare voce alla gente comune.

«Il nostro è un esperimento: le persone non hanno più un luogo dove confrontarsi direttamente, come erano un tempo le piazze. Tendenzialmente la metà degli elettori non va a votare, ha perso fiducia nella politica, magari vorrà ascoltare qualcuno come loro».

Ma come si fa a dare la parola a cento persone?

«Per alzata di mano. Sono persone scelte per rappresentare tutta la società, per età, sesso, religione, territorio. Poi ci saranno in studio anche giornalisti, esperti, personaggi della tv e dello spettacolo».

Si ispira a Funari.

«Si, ma non sono presuntuosa. Non penso di essere come lui. Facciamo riferimento a Aboccaperta e a quel modo di fare televisione».

Di certo lei riunisce l'esperienza in politica e quella in tv.

«Una conduttrice con un master in politica. Sono anche avvocato e sono stata anche docente. Questo mi aiuta a capire di più la gente».

Come Pino Insegno, lei per una certa parte politica e mediatica è assurta a simbolo della Rai di destra.

«Io in Rai ci sono entrata con il governo giallo verde, poi sono rimasta con quello giallo rosso e con il governo Draghi. E, per quel che mi riguarda, non c'è stato un trattamento diverso».

Ma le rimproverano l'amicizia con la premier Meloni.

«Con cui andavo ai comizi in calzoncini corti... Non ho bisogno di giustificare nulla.

Quando mi hanno fatto fuori dalla politica e ho deciso di provare con la tv, avrei potuto accettare un'offerta da Mediaset, sarebbe stato più facile. Invece ho deciso di ricominciare da zero, andare come opinionista da Giletti a La7 e non alimentare dietrologie. Questo ti dà grande libertà e io sono una donna libera».

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