Il governo non è la soluzione, è il problema. Questo era lo slogan dei repubblicani americani ai tempi di Reagan. Difficile trovare una descrizione più adeguata del Governo di Romano Prodi. Il professore non ha mancato di confermarlo ieri al Senato. I problemi di Prodi non sono quelli del Paese. Il nostro presidente del Consiglio ha un unico problema che è la sua stella polare, fare di tutto, e anche di più, e anche ad ogni costo per restare dov'è. Per fare questo deve dare retta ai comunisti e ai verdi che non gli fanno fare quello di cui il Paese avrebbe bisogno. Ha detto bene il senatore Maurizio Sacconi intervenendo ieri: i comunisti al governo sono antioccidentali, ostili alle economie di mercato, propugnatori di un conflitto sociale esasperato, regressivi nei confronti di ogni riforma del modello sociale a partire dalle pensioni. C'è di che essere disperati. Ma Prodi sorvola con la leggerezza di una silfide.
I problemi del Paese non sono quelli di Prodi. C'è un po' più di distanza che tra la superficie e il fondo della fossa delle marianne. Gli italiani hanno un problema fondamentale: trovare il modo, come dicono gli economisti, di agganciare la ripresa. Nel 2006, cioè quando Prodi non c'entrava un bel niente, la ripresa è stata del 2 per cento. Quest'anno è difficile che ci arrivi. Per causa sua. Ieri ha detto che il centro della sua politica è la famiglia. Ma che famiglia d'Egitto? Vada a leggersi lo studio del Sole 24 Ore dove si dice che in Italia grazie all'Irpef, uno più figli ha più tasse paga. Se non ha tempo di leggere le cronache si informi. Lo sa o no il professore che con tutta questa incertezza e con una manovra contenente 63 nuove tasse c'è il pericolo che la ripresa economica passi in Italia senza fermarsi? È inutile che annunci nuovi assegni familiari quando dalle tasche della famiglia media italiana ha tolto già qualche centinaio di euro. È inutile che annunci nuovi assegni di disoccupazione quando si accinge a mettere a repentaglio la legge Biagi che ha creato posti di lavoro.
Ieri ha affermato che «la crescita va incentivata ulteriormente». Ulteriormente rispetto a chi e a che cosa? E non ci venga a ripetere la solita storia che il suo governo guarda con un occhio alla crescita e con l'altro alla equità e alla coesione sociale. L'equità si fa se c'è più crescita. La coesione sociale di un Paese si fa se tutti godono un po' più della ricchezza. Che storia triste, questa del governo Prodi. Che paradosso che un governo in stato agonico parli della crescita e del rilancio.
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