Unicredit, a giorni le nozze con Hvb

La Fondazione austriaca Avz, socia di Hvb con il 4%: inadeguata l’offerta italiana

Angelo Allegri

da Milano

Accelera il progetto di fusione tra Unicredit e HypoVereinsbank. Il board della banca italiana, che darà il via ufficiale all’operazione, dovrebbe riunirsi già nella giornata di domenica. In contemporanea potrebbe essere anticipata anche la riunione del consiglio di sorveglianza di Hvb, originariamente in programma per lunedì. Il tutto, naturalmente, salvo complicazioni, sempre in agguato nella fase di chiusura di un «deal» complesso come quello in discussione tra i due istituti. L’aria che si respira, sia da parte italiana sia da parte tedesca, è comunque di ottimismo: se non domenica l’accordo sarebbe comunque concluso nei primi giorni della settimana prossima. Al buon umore si è unita la Borsa che ha premiato i due titoli coinvolti: Unicredit ha fatto segnare un rialzo dell’1,97% a fine seduta, raggiungendo i 4,15 euro, mentre dell’1,93 è stato il guadagno di Hvb, quotata a Francoforte.
Sull’operazione i grandi soci di Unicredit si sono pronunciati l’altro ieri, dando via libera a Profumo. Ieri è arrivata la deliberazione formale della Crt ma anche qualche messa a punto. Fonti vicine ad alcune Fondazioni hanno fatto trapelare di essere in attesa di dettagli su piano industriale e governance per una valutazione definitiva del progetto. Altre fonti hanno invece sottolineato le regole che vincolano le fondazioni in tema di entità e redditività degli investimenti, esprimendo implicitamente il timore che un impegno di capitale eccessivo possa creare qualche problema agli azionisti. Anche per questo tra le ipotesi relative al finanziamento dell’acquisizione si è parlato dell’emissione di strumenti finanziari «ibridi» più che di aumenti di capitale.
Sempre ieri si è fatta viva anche Allianz, che rischia di pagare il prezzo di un rapporto sempre più stretto tra Unicredit e Münchener Rück, prima azionista di Hvb. Il gruppo tedesco ha fatto sapere di non avere alcun timore sui possibili sviluppi della fusione e di non voler mettere in discussione l’accordo di bancassurance con il gruppo italiano.
Quanto alle trattative vere e proprie, sembra ormai superato il problema di eventuali sorprese nei conti di Hvb, soprattutto per quanto riguarda i crediti in sofferenza del settore immobiliare. La due diligence degli uomini di Piazza Cordusio avrebbe dato risultati positivi. Qualche malumore emerge invece a Vienna dove la fondazione Avz, socio di Hvb con il 4% circa, ha fatto sapere di non considerare equo lo scambio 1 a 5 proposto da Profumo e di considerare invece più adeguato un rapporto di 1 a 7. In via di soluzione appare la sistemazione delle ultime caselle nell’organigramma del nuovo gruppo. Secondo un articolo pubblicato oggi da Die Welt nel board della nuova realtà entrebbero tre tedeschi: oltre al numero uno Dieter Rampl, il responsabile dell’area capital market Stefan Jentzsch e l’uomo che andrebbe a curare il settore di risk management del gruppo, Michael Kemmer. Agli austriaci di Bank Austria Creditanstalt sarebbero state date garanzie di poter continuare a gestire autonomamente le attività in Europa orientale. A questo proposito è da segnalare l’indiscrezione riportata dal quotidiano economico tedesco Handelsblatt. Il giornale riferisce che la rinuncia di Carlo Salvatori alla carica di presidente del nuovo gruppo verrebbe ricompensata con una posizione ai vertici delle attività in Europa centrale e orientale.
Intanto in Germania c’è curiosità per quella che appare una prima assoluta. Di fatto non è mai accaduto che una banca tedesca di dimensioni rilevanti fosse acquisita da un gruppo straniero.

Qualche precedente (relativo, però, a piccoli istituti) c’è: in Germania hanno comprato una banca sia Crédit Lyonnais (nel 1992) sia gli Olandesi di Ing. In tutti e due i casi hanno finito per vendere dopo qualche anno.

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