Unicredit inizia il braccio di ferro sugli esuberi

I sindacati chiedono l'assunzione di 1.500 giovani e lanciano l'allarme per l'impatto della riforma delle pensioni allo studio del governo Monti. Il leader della Uilca, Masi: «Ora basta con i superbonus»

Iniziano le trattative tra Unicredit e i sindacati sugli esuberi previsti dal piano industriale predisposto dall'ad Federico Ghizzoni: oggi è previsto l'incontro tra i vertici aziendali e i coordinamenti di gruppo, mentre ieri Ghizzoni ha confermato ai leader sindacali nazionali l'obiettivo di ridurre il personale in Italia di 3.500 unità entro il 2015.
I sindacati hanno posto l'esigenza del ricambio generazionale: a fronte degli esuberi le sigle chiedono infatti l'assunzione di 1.500 giovani, o quantomeno in un rapporto uno a tre rispetto alle uscite. Ghizzoni ha poi fornito rassicurazioni sulla prevista esternalizzazione della Ssc (Share service center), che si occupa di servizi legati all'amministrazione del personale. Entro il primo trimestre del 2012 (la data su cui si sta lavorando è il primo febbraio) sarà creata una newco controllata al 51% da Hp, mentre Unicredit manterrà il 49%.
Il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, ha sottolineato che in Unicredit deve affrontare «i problemi derivanti dalla riorganizzazione della rete, cessando tutte le pressioni commerciali per la vendita di prodotti allo sportello».

«Occorre inoltre - ha proseguito Masi - una vera politica di riduzione dei bonus e dei compensi, che non interessi solo il vertice ma l'intero management, oltre la riduzione dei costi di struttura e delle consulenze».
Tutti i sindacati hanno sollevato il problema che potrà derivare da eventuali interventi del legislatore sulle pensioni, che potrebbero complicare il percorso di uscita dei lavoratori attraverso prepensionamenti.

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