Unicredit, più utili: «Pronti a crescere»

Cedere Fiat? «No comment, e Generali è una storia chiusa»

da Milano

Possibile ulteriore shopping in Germania e sviluppo degli accordi di bancassicurazione con Munich Re: l’amministratore delegato Alessandro Profumo conferma le strategie di Unicredit che, dopo il matrimonio con Hvb, ha chiuso il 2005 con 3,38 miliardi di utile netto consolidato pro-forma. Numeri, superiori alle aspettative del piano industriale, che Profumo ha esposto ieri alla comunità finanziaria insieme al presidente Dieter Rampl: escludendo i 580 milioni di oneri legati all’aggregazione con Hvb, i profitti sarebbero stati 3,8 miliardi mentre quelli della sola Unicredit sono saliti del 19,4% a 2,47 miliardi.
Le oscillazioni dell’utile sono dovute al variare del perimetro del gruppo di Piazza Cordusio che ha fatto registrare un Roe del 15,6% (19% al netto del gruppo tedesco) e si appresta a staccare un dividendo da 0,22 euro e da 0,235 euro per le risparmio. Superiore alle stime anche il Core Tier1 (5,52%) che quest’anno salirà al 6% ma il quadro d’insieme era già stato sostanzialmente scontato da Piazza Affari dove il titolo si è indebolito dopo l’annuncio del bilancio: meno 1,68% in chiusura.
Il matrimonio con Hvb è complesso e lo scoglio della Polonia, dove il 5 aprile saranno ripresi i negoziati tra l’istituto e il governo polacco nell’ambito della fusione Bph-Pekao, non è ancora stato superato, ma il gruppo mantiene aperta la possibilità di realizzare nuove acquisizioni. Non solamente all’Est, dove le occasioni scarseggiano, ma anche in Italia, Germania e nel Vecchio Continente in genere. «Non stiamo parlando con nessuno» ha però precisato il banchiere sottolineando come Unicredit sia ormai «un player europeo».
La cessione della croata Splitska Banka avverrà per contro in tempi «relativamente brevi». Quanto alla Germania, l’integrazione con Hvb «procede in modo positivo» e alla fine i costi di ristrutturazione saranno «inferiori» rispetto agli 1,35 miliardi inizialmente stimati.
Liquidate con una battuta le voci su un’eventuale integrazione Capitalia-Intesa («Sarebbe irrispettoso se parlassi dei concorrenti»), Profumo si è chiamato fuori dalla speculazione in corso su Generali: «Per noi è una storia chiusa, se non per il capital gain che stiamo aspettando sull’exchangeable. Non vogliamo essere coinvolti in giochi di potere». Piazza Cordusio ha infatti un bond convertibile sul 3% del Leone accumulato ai tempi della battaglia contro i francesi di Vincent Bolloré in difesa dell’italianità della galassia Mediobanca. Uno scontro poi conclusosi con la staffetta tra Vincenzo Maranghi e Gabriele Galateri di Genola al vertice di Piazzetta Cuccia. «No comment» sulla possibile cessione del 5% di Fiat (il titolo passava ieri di mano a 9,78 euro), derivante dal convertendo.

Il numero uno di Unicredit si è infatti limitato a un complimento indiretto all’ad del Lingotto, Sergio Marchionne, ricordando di aver sottolineato «in tempi non sospetti che la squadra stava facendo un buon lavoro». In sospeso anche il riassetto Fidis di cui Unicredit, Intesa, Sanpaolo e Capitalia controllano il 51 per cento.

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