Usa, persi 663mila posti: disoccupazione da record Borse Ue giù nel finale

Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è salito a marzo dall’8,1% all’8,5%, rimanendo ai massimi da oltre 25 anni. Indici Ue in altalena. Ieri la Bce ha sforbiciato di mezzo punto il costo del denaro

Usa, persi 663mila posti: 
disoccupazione da record 
Borse Ue giù nel finale

Milano - Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è salito a marzo dall’8,1% all’8,5%, rimanendo ai massimi da oltre 25 anni.Sono dati allarmanti: dall’inizio della recessione, nel dicembre 2007, l’economia statunitense ha sofferto la perdita di 5,1 milioni di posti.

Crolla l'occupazione in America È salito all’8,5%, livello massimo dal 1983, il tasso di disoccupazione nel settore privato negli Stati Uniti a marzo, quando sono stati perduti 663 mila posti di lavoro. Lo ha reso noto il Dipartimento del Lavoro, che ha anche rivisto i dati di gennaio, mese in cui i posti persi sono ammontati a 741 mila segnando la più consistente flessione dall’ottobre del 1949. Gli economisti avevano stimato un calo leggermente inferiore per marzo, a 650 mila unità, con un tasso di disoccupazione in crescita dall’8,1% all’8,5%. Dall’inizio della recessione, nel dicembre 2007, l’economia statunitense ha sofferto la perdita di 5,1 milioni di posti.

Europa incerta Verso la chiusura della settimana della Borse, gli operatori stanno alleggerendo i portafogli in vista del week end per preservarsi in caso di brutte notizie a mercati chiusi: tutti gli indici europei stanno peggiorando, con Londra che perde quasi due punti percentuali e Zurigo oltre tre. L’indice Dj stoxx 600, che fotografa l’andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, a poco meno di un’ora dalla chiusura della seduta perde lo 0,94%, ma alcuni settori azionari rimangono forti. È il caso di quello dell’automobile, in crescita media del 2,69%, mentre il farmaceutico cede il 3,82% e quello delle telecomunicazioni il 2,36%.

Tra i bancari rimangono piuttosto deboli Credit Suisse (-4,72%) e Deutsche bank (-3,41%), che, a causa degli investimenti oltreoceano, meno bene di altri concorrenti hanno digerito la crescita dei disoccupati statunitensi ai massimi livelli da circa 25 anni.

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