Uscire dall’immobilismo è l’imperativo per l’ippica

Siamo a parecchi mesi dal cambio della guardia per quanto riguarda le presidenze delle associazioni proprietari e allevatori, per le quali avevo concorso a suo tempo incassando due sconfitte. Sono diversi mesi che abbiamo un commissario straordinario, Guido Melzi d’Eril che, per la prima volta nella storia infinita dei commissariamenti Unire, è solo al comando senza alcun subcommissario. Di fatto sta uscendo di scena il segretario generale, controverso e comodo capro espiatorio di tutto guanto non funziona all’Unire. Dovremmo avere delle condizioni generali ottimali per programmare un vero rilancio e un risanamento definitivo dell’ippica. A me pare, invece, che stiamo arrivando rapidissimamente al disastro finale del nostro settore, senza che nessuno faccia assolutamente nulla di nulla. L’ultimissima è quella, dopo lo stop delle corse per l’ippodromo di Aversa, la ripresa dell’attività con partenti dati il mattino della corsa! Francamente non riesco a capirne il senso. L’attuale presidente dell’Upt (Unione proprietari trotto) aveva fatto una vincente e martellante campagna, con al centro l’impegno di una rapidissima riunificazione delle varie espressioni dei proprietari, ad oggi nulla di nulla è stato fatto in quel senso. Neanche si è al corrente di incontri promossi in tal senso o altro, silenzio tombale. Cosa dovrei pensare? Che «passata la festa gabbato lu santu»?. Dell’Associazione allevatori (Anact), della quale sono stato presidente per otto anni, mi permetterei soltanto di osservare che in tutti questi mesi l’unico provvedimento di un certo spessore è stata la decisione dell’accorpamento delle aste tradizionalmente divise in due sessioni, in una unica sessione di quattro giorni di seguito. A me pare una follia pensare di potere tenere a Milano per quattro giorni acquirenti, a ippodromi aperti, che in massima parte sono i guidatori, direttamente o indirettamente quali consiglieri dei proprietari. Non vorrei che ci fosse un bagno di sangue per gli allevatori. Mi pare manchi una serena valutazione del fatto che l’operato dell’associazione è sempre stato improntato dalla ricerca dell’interesse degli allevatori da sempre e non da oggi. I rilievi di cui sopra, sono assolutamente marginali, piccoli sassolini nella scarpa, obbietterà qualcuno. Il problema dei problemi oggi sta all’Unire dove pare che regni un’aria da ultimi giorni di Pompei. Il commissario aveva cominciato con il dire che avrebbe ridotto il numero delle corse, ad oggi con il calendario di marzo, un quarto di anno, non si ha nessun sentore né cognizione di riduzione delle corse, parrebbe addirittura vi siano stati aggiustamenti a crescere! Il commissario tra le varie dichiarazioni si era impegnato all’emanazione di un calendario annuale, siamo al calendario settimanale. L’ippica sta vivendo una specie di vita in sospensione tra il nulla e lo straparlare del solito noto. Come possiamo andare avanti in questa maniera? Il gioco scende (-2,5%), purtroppo avrà ripercussioni soltanto sul montepremi e sulle provvidenze, a proposito di queste ultime noi allevatori non sappiamo ancora quale sarà il relativo trattamento economico o addirittura se ancora esisteranno.


Melzi conosce bene come stanno le cose, ed è senz’altro la persona adatta a rimettere in carreggiata la baracca, però deve avere la forza di decidere e agire (non come per Aversa), e non lasciarsi irretire in giochi di veti incrociati per interessi che non hanno nulla a che fare con l’allevamento.

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