Per borghi dimenticati a riscoprire le radici

Da Madonna a Coppola, sono tante le star (ma non solo) che tornano nei paesi dei loro avi. E li rilanciano

Per borghi dimenticati a riscoprire le radici

Quasi quasi torno in Italia. Sono ottanta milioni le persone di origine italiana sparse per il mondo: Brasile, Argentina, Stati Uniti, Germania, Francia. E sono tutti ambasciatori del made in Italy turistico. Alcuni di loro, italiani di seconda o terza generazione, tornano per la curiosità di riscoprire le loro origine, e vanno a esplorare piccoli paesi semisconosciuti, quasi tutti del Sud. E spesso innescano un meccanismo virtuoso che rianima l'economia di luoghi che nella mappa del turismo tradizionale non hanno posto, ma in quella del cosiddetto «turismo di ritorno» sì.

Il 2023 è l'anno del turismo di ritorno, primo passo di un piano quinquennale che entro il 2028 dovrebbe mettere a sistema quella rete di tour operatori, agenzie di viaggio, strutture ricettive ristoratori, enti locali, società di consulenza, società di trasporti che dialogano nel network d'imprese Rete Destinazione Sud. Certo, si tratta ancora di una nicchia. L'Italia nel 2019, l'ultimo anno prima del Covid, vantava 65 milioni di visitatori stranieri, che ne fa il quinto Paese al mondo più turistico dopo Francia, Spagna, Stati Uniti e Cina: e che noi siamo dietro ai nostri cugini transalpini e iberici dovrebbe farci riflettere, visto che a inizio 2022 eravamo al primo posto mondiale per numero di siti Unesco sul nostro territorio (58 contro i 56 della Cina, i 51 della Germania e per l'appunto i 49 della Spagna e i 46 della Francia). Di questo sostanzioso esercito però solo una piccola parte è composta da paisà nostalgici. Nel 2018 l'Enit calcolava che dal solo continente americano fossero arrivati 670mila turisti di ritorno, per un fatturato di 650 milioni di euro, comunque non trascurabile. Il fenomeno però, ancorché non facilmente quantificabile, è in crescita. E questo grazie anche all'esempio di alcuni italoamericani celebri, che sono diventati testimonial del ritorno alle origini. Il caso più famoso è quello del regista Francis Ford Coppola, il cui nonno Agostino Coppola partì nel 1906 con la moglie Maria Zasa da Bernalda, anzi da «Bernalda bella», come amava chiamarla, in Basilicata, per inseguire il sogno americano. Il nipote qualche anno fa si è messo in testa di recuperare le proprie origini e si è talmente appassionato alla missione da restaurare un edificio del XIX secolo nel centro della cittadina, Palazzo Margherita, trasformandolo in un resort di lusso che ogni anno attrae molti americani di ritorno o no, attratti anche dal museo archeologico e dalle rovine della colonia magnogreca della frazione di Metaponto, oltre che da belle e non troppo affollate spiagge. Il regista un paio di volte l'anno si affaccia da queste parti e l'effetto Coppola sul paesino ionico è stato tale che l'anno scorso è stata annunciata la nascita di un museo del cinema con una sezione dedicata al film più celebre di Coppola, Il Padrino.

Certo non tutte le favole hanno un «vissero felici e contenti» così evidenti. Molte altre star con radici italiane si sono limitate a fare una capatina nel paese delle loro origini, in qualche caso hanno soltanto confessato il sogno di volerlo fare, prima o poi. L'attore Stanley Tucci, talmente appassionato delle sue radici da aver dedicato un viaggio gastronomico-storico all'Italia, trasmesso dalla Cnn, l'anno scorso ha trascorso del tempo nel paesino di Marzi, in provincia di Cosenza, di cui è originaria la famiglia paterna, per girare un episodio della serie. L'attore ha girato per le strade del borgo, da cui mancava dall'età di 12 anni, con il papà novantaduenne e la mamma ottantaseienne deludendo però le aspettative di chi sperava si concedesse a un bagno di folla, del resto relativo, visto che Marzi fa 962 abitanti in tutto. E invece no, percorso blindato, incontro con il sindaco e la promessa di tornare per concedersi a selfie e autografi. La situazione ha fatto la gioia di un altro signor Tucci (metà dei marzesi si chiama così), vagamente somigliante all'attore, che si è prestato a fare da controfigura.

Anche Madonna, anzi Madonna Louise Veronica Ciccone, ha chiare origini italiane. I nonni paterni, Gaetano Ciccone (classe 1901) e Michelina Di Iulio (classe 1902) erano di Pacentro, vicino a Sulmona, in provincia dell'Aquila, che lasciarono nel 1919 in cerca di fortuna negli States. A Pacentro non è mai andata, ma nel 1987 in occasione di un suo concerto a Torino, incontro i suoi emozionatissimi parenti arrivati per l'occasione dall'Abruzzo. E comunque la casa dei nonni, Casa Ciccone, è una piccola attrazione per i turisti italiani e per quelli di ritorno come Lorraine Carey, lontana cugina della cantante, che ha visitato Pacentro trovandola «una cittadina dall'atmosfera fantastica, con storie, tradizioni e leggende interessantissime». Lady Gaga, nata Joanne Stefani Germanotta, è originaria di Naso, dove non è mai stata ma a cui ha rivolto spesso il pensiero. Robert De Niro è il nipote di Giovanni Di Niro (proprio così, il cognome subì in seguito una piccola modifica) e Angiolina Mercurio, partiti da Ferrazzano in Molise alla fine del XIX secolo, e a inizio carriera si era recato un paio di volte colà. I bisnonni di Leonardo Di Caprio, Salvatore Di Caprio e Rosina Cassella, erano di Alife, nel Casertano e si conobbero negli States, dove erano emigrati. John Travolta ha radici a Godrano nel Palermitano, Danny De Vito a San Fele nel Potentino, Martin Scorsese è per parte di padre originario di Polizzi Generosa e per parte di madre di Ciminna, entrambi Comuni del Palermitano. Quanto ad Al Pacino ha anch'egli origini siciliane, di San Fratello nel Messinese e Corleone nel Palermitano.

Ma il turismo di ritorno non vive solo di glorie hollywoodiane bensì di centinaia di migliaia di italoamericani o italoqualcosa che spesso hanno fatto fortuna nei Paesi di arrivo e qualche volta reinvestono nella terra di origine. «Tante persone potrebbero ritornare ad abitare e frequentare le nostre vie, ristrutturare case abbandonate e lavorare in smart working. È una bella scommessa che va in direzione di una conoscenza dei luoghi e di un radicamento: si tratta di assaporare un'attrattiva che non è mai scomparsa del tutto», dicono da Rete Destinazione Sud. Casi sporadici, che ravvivano località sperdute, lontane dai grandi flussi turistici, e spesso spopolate. Per questo è importante, per stimolare questo afflusso magari minore ma vitale, mantenere il costante rapporto dei territori coi connazionali all'estero, anche grazie all'attività di associazioni che si incaricano di organizzare periodicamente dei raduni. Inoltre è utile preservare le antiche tradizioni, che sono assai gradite a chi torna in Italia avendo ascoltato i racconti dei nonni e vogliono vedere con i propri occhi quello che si aspettano di trovare. Chi torna nei paesi dei propri avi vuole trovare traccia delle proprie radici, ed è pronto a emozionarsi. «Sono momenti incredibili e difficili da raccontare a parole - dicono da Rete Destinazione Sud -. Quando accompagniamo alcuni di loro all'Anagrafe per vedere i certificati di nascita dei parenti o a vedere le case in cui hanno vissuto spesso li vediamo piangere. Il turismo di ritorno e delle radici per i nostri paesi che hanno subito l'emigrazione è il turismo per eccellenza e ha un enorme potenziale inespresso». Rete Destinazione Sud collabora con circa 700 comuni italiani, alcuni dei quali inseriti tra i borghi più belli d'Italia, di sei regioni: Campania, Calabria, Molise, Lazio, Abruzzo e Marche. Tra i loro progetti quello di creare un expo internazionale dell'italianità, un evento diffuso che coinvolga tutti i territori dell'Italia: ogni regione e ogni comune, in sinergia con le imprese, potrà esporre le proprie eccellenze culturali, produttive, enogastronomiche e turistiche. Si tratta di una sorta di rete partecipata dal basso che sfrutta il digitale grazie a una piattaforma che divulga un disciplinare condiviso di azioni che si avvalga anche delle esperienze di successo.

Naturalmente il progetto è ambizioso ma complesso, perché mettere in rete centinaia di borghi spesso di poche centinaia di abitanti, spesso isolati, vuol dire creare un arcipelago di pratiche. Ma la forza del made in Italy, si sa, sta sempre nel piccolo. Anche nel turismo Roma e Venezia potrebbero avere qualcosa da imparare da Bernalda e Naso.

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