Chissà se, quando si riprenderà e potrà parlare, sarà anche in grado di spiegare i motivi, i problemi, le conflittualità che ieri mattina, poco prima delle 11 e sotto gli occhi della bidella urlante, l’hanno spinta a buttarsi dalla finestra di un corridoio al terzo piano della sua scuola, il liceo scientifico «Albert Einstein» nell’omonima via. Una studentessa di 16 anni che non ha più la forza di vivere ma trova il coraggio estremo di lanciarsi nel vuoto per circa 16 metri è un mistero terribile, denso di domande senza risposta. Per fortuna stavolta il suicidio resterà tra i casi tentati: dopo l’impatto sul selciato interno dell’istituto, che le ha procurato un grave trauma al torace e all’addome, adesso la ragazzina è ricoverata al reparto di rianimazione del Fatebenefratelli. Dove ieri, nel primo pomeriggio, è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico che le ha salvato quella vita che lei sembra non volere più.
Christina, figlia di genitori del Bangladesh, ma nata a Milano e residente poco lontano dalla scuola, frequenta la seconda liceo ed è ripetente. Viene descritta come una ragazzina taciturna, un po’ introversa, riservata. Tuttavia il suo gesto ha lasciato attoniti insegnanti e compagni di classe molti dei quali, ieri mattina, piangevano disperati. «Pensi che in un gruppetto oggi (ieri per chi legge, ndr) ci stavamo preparando per andare al funerale di Alberto» ci spiega una ragazzina bionda. Alberto è un altro studente di 15 anni, allievo del liceo scientifico «Leonardo da Vinci» di via Respighi ma residente a due passi dall’Einstein, che venerdì scorso si è ucciso lanciandosi dal quinto piano di casa sua, forse per alcuni brutti voti presi a scuola: i suoi genitori non lo sapranno mai visto che non ha lasciato una riga di spiegazioni. «Secondo noi è stato un incidente» sentenziano i liceali dell’Einstein.
E adesso Christina. Ieri mattina ha lasciato i suoi compagni di classe dicendo che andava a parlare con colei che è considerata la «confidente» dei ragazzi di questo istituto, la bidella. Che, attonita, mentre usciva dall’ascensore davanti alla biblioteca, ha fatto in tempo a vedere la sedicenne che apriva la finestra e si lanciava di sotto.
Nessuno sembra darsi una spiegazione plausibile. «Era una ragazza depressa, ma erano problemi suoi, che si trascinava dalla scuola media, qui tutti le vogliono bene, andate a vedere su Facebook» ripeteva affannosamente l’insegnante di educazione fisica ieri mattina davanti al portone dell’istituto affollato di studenti al termine delle lezioni.
È vero: due sue compagne di classe le hanno dedicato una pagina dell’arcinoto social network «Facebook» intitolandola un po’ polemicamente «Compatiamo la Christina». Salvo poi riservarle solo commenti bonari e molto affettuosi. La ragazza ha anche una sua pagina personale, con circa 140 amici. E, sul giornale della parrocchia, qualche mese fa, in un testo scritto a 4 mani con un’amica, scriveva: «Alla nostra età è difficile essere amati».
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