Dunque, dopo aver appreso che la depressione, legoismo, il senso di amicizia, lottimismo, il pessimismo, il senso di trascendenza dipendono dai geni, apprendiamo dallultima «ricerca» che anche i successi scolastici dipendono dai geni. È un diluvio. Tanto che uno scienziato non sospettabile di diffidenza nei confronti della genetica come Edoardo Boncinelli ha messo in guardia da questo moltiplicarsi di annunci, osservando che se si parla di patologie è un conto, ma «se parliamo di ciascuno di noi, con le proprie inclinazioni verso questa o quella caratteristica fisica o psichica, il discorso si presenta molto più sfumato e riconducibile a una considerazione di carattere generale: tutto quello che siamo lo dobbiamo in parte ai nostri geni, in parte alla nostra storia personale e in parte anche a fattori causali difficilmente identificabili, ma sicuramente allopera in ciascuno di noi. \ se siamo pessimisti o no, dipende anche dai geni, ma non solo da quelli». Ed ha ammonito: «È inutile che cerchiamo scuse o comodi alibi».
Gli «scienziati» risponderebbero: noi non diciamo che i geni sono lunico fattore determinante, ma che sono un fattore importante. Saranno diventati calvi per lo sforzo di pensare una simile banalità. Chi si sogna di escludere che i fattori genetici non contino e di sostenere che siamo tutti uguali? Ma loro vantano di fare un passo avanti rispetto a questa generica affermazione: stimano quantitativamente lentità dellinflusso. Nel caso dei successi scolastici i fattori genetici conterebbero per il 50 per cento. Correlare caratteristiche genetiche a rendimenti intellettuali è loperazione più arbitraria che si possa immaginare e viene da rabbrividire a pensare che qualcuno si possa arrogare il diritto, su basi tanto inconsistenti, di dire: «Tu sei intellettualmente inferiore in quanto geneticamente minorato». Ma ancor più assurdo è voler stimare il peso delle caratteristiche genetiche entro un insieme di fattori di natura disparata la cui lista è impossibile da farsi in quanto «difficilmente identificabili». Bisognerebbe stimare assieme ai fattori genetici il clima familiare, la fidanzata che ti ha piantato, le fortune, le disgrazie, i lutti, gli incidenti dauto, la retrocessione della squadra preferita: cose talmente disomogenee che la sola idea di volerle misurare fa ridere.
E poi misurare cosa? Dicono di aver misurato lapprendimento. Ma lapprendimento non è una grandezza misurabile. Esso può essere, al più, grossolanamente stimato in due modi: mediante i voti assegnanti dagli insegnanti, che però non sono una misura ma la rappresentazione numerica di un giudizio soggettivo, oppure con dei test, anchessi frutto delle idee soggettive di chi li ha pensati. Insomma, quel 50 per cento non vale niente. Potrebbe essere 10, 30 o 70.
Il pubblico che assiste a questa ondata di «scoperte scientifiche» dovrebbe essere messo in guardia non solo da quelle più evidentemente ciarlatanesche: chiunque capisce quanto sia insensato asserire che la predisposizione ad essere di destra o di sinistra dipende dai geni. Se la destra e la sinistra politiche fossero categorie cerebrali vorrebbe dire che il cervello è cambiato di colpo un paio di secoli fa. Basta una conoscenza minima della storia per sapere che destra e sinistra sono categorie della politica moderna. Ma al di là dalle ciarlatanerie evidenti, occorre guardarsi dalle intenzioni che sono dietro ad alcune di queste ricerche. Spieghiamo con un esempio.
Alla vigilia del nuovo anno la stampa francese ha annunciato: la scienza prende il posto degli oroscopi. Un ricercatore del Consiglio delle ricerche francese ha svelato che i nati in dicembre sono svantaggiati rispetto a coloro che nascono in altri mesi. Rischiano di avere un percorso scolastico più difficile e di veder penalizzata la loro carriera professionale. La pubblicazione dellarticolo ha suscitato una valanga di commenti ironici e sferzanti. La lettrice di un giornale ha scritto: «Ecco unaltra ricerca-bidone. Sono nata il 25 dicembre, a scuola ero tra i migliori, oggi sono dirigente dimpresa e guadagno bene». Un altro risponde: «Non sono daccordo che questa ricerca non serva a niente... Certamente è servita a demoralizzare qualcuno e soprattutto serve a degli pseudo ricercatori scientifici psicologi per guadagnarsi bene la vita per un po di mesi». In effetti, basta una rapida ricerca sui nati famosi in dicembre per farsi quattro risate: una galleria di carriere professionali sfolgoranti...
Tuttavia, la difesa è facile. Che in dicembre siano nate molte personalità di successo non dimostra nulla circa le prestazioni della media. Soprattutto qui si parte dalla considerazione di uno squilibrio di partenza, nella stessa classe scolastica, tra chi nasce in gennaio e chi ha undici mesi di meno in quanto è nato in dicembre. La ricerca stima che, in Francia, gli scarti di rendimento negli esami sono dellordine del 10-15 per cento nel caso di massima distanza di età, cioè per i «dicembristi». Ma la vera questione è: come influisce ciò sul futuro professionale dei «dicembristi»? Ebbene, al termine di ottanta pagine di analisi che «mobilitano» una gran massa di dati statistici, risulta che lhandicap della data di nascita non ha alcun effetto pratico. Si tratta di scarti da prefisso telefonico internazionale. Limpatto sulla probabilità di finire disoccupato dà uno scarto dello 0,004 tra «dicembristi» e «gennaisti», dello 0,001 nel caso delle donne... In sostanza, si ammette esplicitamente che il mese di nascita «non esercita uninfluenza determinante sul destino professionale». Bisognerebbe trarne la conclusione che la scuola recupera egregiamente le differenze dovute agli scarti di età presenti nelle singole classi, malgrado differenze di rendimento (non rilevanti). E invece no: sinsiste.
Questa insistenza trova una prima spiegazione nella disamina della bibliografia in materia. Si scopre una letteratura imponente che affronta i temi e propone le tesi più disparate: dipendenza dei rendimenti scolastici dal mese, dal trimestre o dalla stagione di nascita, se la nascita destate provochi svantaggi, gli effetti sulla carriera del giorno di matrimonio o delluso della pillola contraccettiva, fino alle conseguenze del nascere in periodo di luna piena... Cè di che dar ragione alla lettrice francese: questi sono ricercatori che vivono inventandosi le ricerche più strampalate e si rendono credibili citandosi a vicenda.
Ma cè dellaltro. Dice lautore dellarticolo: se non possiamo scegliere la nostra data di nascita il sistema scolastico deve correggere le diseguaglianze scolastiche, introducendo un «coefficiente compensativo per correggere i risultati scolastici in funzione del mese di nascita». È chiaro lintento? Sei nato in dicembre? Ti avvarrai di un fattore compensativo, che so io, di 1,3: se prendi 5 in matematica diventerà 6 e mezzo. Altri fattori per i nati in estate o in luna piena. Quanto ai deficienti genetici, è da immaginare che il fattore correttivo sarà definito dallesito della risonanza magnetica. Poi si tratterà di «rinormalizzare» le carriere delle donne che prendono la pillola. Cè tanto lavoro da fare per gli «specialisti»...
Insomma, siamo di fronte allideologia dellegualitarismo in versione politicamente corretta - siete diversi alla nascita, ma la società vi renderà uguali, a colpi di parametri correttivi - nelle mani della dittatura degli specialisti.
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