Valentino Rossi da urlo "Io come Maradona"

MotoGp di Catalogna, Valentino vince all’ultima curva: "Il mio sorpasso come il gol di Diego contro l’Inghilterra. Lorenzo? Grande, sarà il mio erede". E lo spagnolo ammette: "Non mi aspettavo riuscisse a passare lì"

Valentino Rossi da urlo 
"Io come Maradona"

Barcellona - Un colpo di genio, di determinazione, di classe, di bravura, di incoscienza, di coraggio e la Lorenzo's Land, la terra di Lorenzo, si è trasformata nella terra di Rossi. «Sorpassare in quel punto (la curva che immette sul rettilineo di arrivo, ndr), all'ultimo giro, è un po' come il gol che fece Maradona ai mondiali dell'86 (quarti di finale, Argentina-Inghilterra, ndr), quando scartò tutti partendo da centrocampo», dice con fierezza il Dottore. Perché sembrava fatta per Lorenzo, capace di ribattere colpo su colpo ai sorpassi di Rossi, fino ad arrivare a poche centinaia di metri dal traguardo in testa, senza più alcuna possibilità, perlomeno teorica, per Valentino di provarci.

E invece «mi ha sorpreso, non pensavo che potesse passare lì», ammette lo sconfitto, che prova a essere felice per un secondo posto comunque straordinario. «Per passare lì - racconta Vale - non basta essere coraggiosi, perché ho infilato la moto a 160 km/h in 35 centimetri di asfalto: ci vuole una buona attitudine alla battaglia corpo a corpo e anche una certa manualità nella guida... Era da un sacco di anni che sognavo un sorpasso in quel punto, dove nel 2007 avevo passato anche Stoner: ma allora non era l'ultimo giro e non vinsi la gara».

Incollati uno all'altro per 25 giri, con un distacco massimo di 0"474 millesimi (Rossi su Lorenzo al 12° passaggio), i due piloti della Yamaha si sono alternati al comando, dando vita a una sfida fantastica, non solo sportiva, ma anche psicologica, perché entrambi sapevano che una vittoria di Lorenzo avrebbe avuto un peso enorme, ben superiore ai 25 punti in palio. È lo stesso Vale a sottolinearlo: «Lorenzo è difficile da battere, perché è intelligente, aggressivo, guida bene e può essere il nuovo Rossi. Ma vincere era troppo importante, altrimenti su sei gare lui ne avrebbe conquistate tre, mentre adesso siamo tutti alla pari (Rossi, Lorenzo e Stoner 106 punti, ndr) ed è come ricominciare da capo. Quando c'è una lotta con un pilota che va tanto forte, può capitare di perdere, ma se succede non ti devi buttare giù. Certo è il massimo conquistare una gara così, con il sorpasso decisivo a 150 metri dal traguardo».
Valentino aveva provato a vincere prima, passando all'esterno Jorge alla prima frenata, in un altro sorpasso da sogno.

Chiunque si sarebbe così demoralizzato che avrebbe perso per distacco, ma Lorenzo si è invece caricato di rabbia positiva e all'inizio dell'ultimo giro ha replicato a Rossi nella medesima staccata, resistendo poi al tentativo di Valentino due curve più avanti. Sembrava fatta, sembrava non ci fosse più possibilità di replica, ma lo spagnolo non aveva fatto i conti con Diego Armando Valentino. «Chi sottolineava come dal Portogallo 2006 non si vedesse in MotoGP un sorpasso all'ultimo giro, adesso sarà soddisfatto. Ho dimostrato, per meglio dire, ho confermato che nel corpo a corpo sono una bella bega: i piloti che mi stanno davanti devono sapere che li posso passare da tutte le parti», sottolinea con orgoglio Rossi, sempre più consapevole di aver compiuto qualcosa di straordinario. Come l'anno scorso a Laguna Seca, quando in un altro corpo a corpo incredibile riuscì ad aver ragione di Casey Stoner.

«Quel duello, però, si chiuse con otto giri di anticipo, perché Casey cadde, mentre questo è stato più emozionante perché si è protratto fino alla fine. La vittoria di Laguna Seca, però, fu più importante per il campionato».

Lo è però anche questa, perché se Lorenzo fosse riuscito a trionfare dopo una battaglia simile, si sarebbe ulteriormente caricato, avrebbe acquistato maggiore sicurezza nelle proprie capacità, peraltro straordinarie. «Ho ancora molto da imparare», ha invece dovuto ammettere a denti stretti lo spagnolo, costretto, suo malgrado, a complimentarsi con il compagno di squadra.

Perché, al di là della grande rivalità, anche dell'odio, fra i due c'è rispetto: Lorenzo sa di trovarsi di fronte il più grande pilota di tutti i tempi, Rossi di avere a che fare con un avversario tosto, uno che lo metterà sempre più in difficoltà. Siamo solo all'inizio di un confronto straordinario.

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