
L'omelia del cardinale Giovanni Battista Re, decano dei Collegio cardinalizio, durante i funerali di Papa Francesco non è stata eccessivamente lunga e ha ripercorso le pietre miliari del pontificato. Salito al Soglio di Pietro nel 2013, quando Papa Benedetto XVI decise di rinunciare, José Mario Bergoglio ha tenuto il timone fermo sui principi che hanno guidato la sua missione fin da quando era un cardinale di periferia, a Buenos Aires, città nella quale non è parò mai più tornato. Tra i temi che il celebrante ha tenuto a ribadire durante l'omelia non poteva che esserci la brutalità dei conflitti, in quella che Papa Francesco ha definito in più occasioni "guerra mondiale a pezzi".
"Di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni, con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni, Papa Francesco ha incessantemente elevata la sua voce implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all’onesta trattativa per trovare le soluzioni possibili, perché la guerra – diceva - è solo morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole", ha ricordato il cardinale decano, ripetendo le parole pronunciate dal pontefice scomparso: "Nessuno si salva da solo". In piazza San Pietro c'erano i rappresentanti della Russia e dell'Ucraina, di Israele, della Palestina, e dei numerosi Paesi in cui imperversano guerre civili e tribali decennali che non fanno notizia. C'erano anche i leader mondiali che, quando era in vita, ne hanno contestato le parole.
"La guerra lascia sempre il mondo peggiore di come era precedentemente: essa è per tutti sempre una dolorosa e tragica sconfitta", ha proseguito il cardinale Re e l'invito a "costruire muri", ha proseguito il celebrante, "è un’esortazione che egli ha più volte ripetuto e il servizio di fede come successore dell’Apostolo Pietro è stato sempre congiunto al servizio dell’uomo in tutte le sue dimensioni". La dimensione umana del Pontefice scomparso è stata ribadita in più occasioni durante l'omelia, quando Francesco è stato definito un "Papa in mezzo alla gente, con il cuore aperto verso tutti". Il cardinale Re ha ricordato il primo viaggio apostolico fatto a Lampedusa e quello a Lesbo, dedicati ai migranti, e il viaggio in Iran del 2021, "compiuto sfidando ogni rischio. Quella difficile Visita Apostolica è stata un balsamo sulle ferite aperte della popolazione irachena, che tanto aveva sofferto per l’opera disumana dell’Isis". Ha anche menzionato la Visita Apostolica del 2024 a quattro Nazioni dell’Asia-Oceania, quando "il Papa ha raggiunto 'la periferia più periferica del mondo'".
Di Francesco, dice ancora il Cardinale, resterà vivo il ricordo "di domenica scorsa, Solennità di Pasqua, quando papa Francesco, nonostante i gravi problemi di salute, ha voluto impartirci la benedizione dal balcone della Basilica di San Pietro e poi è sceso in questa piazza per salutare dalla papamobile scoperta tutta la grande folla convenuta per la Messa di Pasqua". Una scelta fatta meno di 24 ore prima di lasciare questo mondo, un ultimo saluto mortale ai suoi fedeli.
Il celebrante ha ribadito anche l'impegno ambientale del Pontefice, il primo che "ha richiamato l’attenzione sui doveri e sulla corresponsabilità nei riguardi della casa comune", la Terra, nella sua Lettera Enciclica "Laudato si".
Re si è poi rivolto direttamente al Pontefice con un amichevole "caro Papa Francesco", per la richiesta di proteggere il suo gregge dall'alto: "Ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa Basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza". Nelle parole del Cardinale c'è il richiamo a ciò che il Pontefice chiedeva sempre a chiunque incontrasse al momento dei saluti: "Pregate per me".
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