"La dottrina sul matrimonio non cambia". La precisazione del Vaticano sulle coppie gay

Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha effettuato alcune precisazioni per chiarire la ricezione di Fiducia Supplicans in seguito alle vibranti polemiche degli ultimi giorni

"La dottrina sul matrimonio non cambia". La precisazione del Vaticano sulle coppie gay
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Il sì alle benedizioni arcobaleno di Papa Francesco ha scatenato reazioni piuttosto nette in Vaticano. La Fiducia Supplicans ha aperto alle coppie gay e “irregolari” e non sono venute meno le critiche: moltiplicati i rifiuti di conferenze episcopali e vescovi ad applicare la dichiarazione. Una crisi palese e difficile da ricomporre, la rottura principale è avvenuta con l’Africa: a mettersi di traverso le Conferenze episcopali di Zimbabwe, Ghana, Togo, Nigeria, Camerun, Malawi e Zambia. Complici le reazioni alla Fiducia Supplicans, il cardinale prefetto Fernandez e il segretario monsignor Matteo hanno diramato un comunicato per fare piena chiarezza.

"I comprensibili pronunciamenti di alcune Conferenze episcopali sul documento Fiducia supplicans hanno il valore di evidenziare la necessità di un periodo più lungo di riflessione pastorale", si legge in apertura. Fernandez ha ribadito che la dottrina tradizionale della Chiesa circa il matrimonio e la sessualità non cambia, citando alcuni passaggi della dichiarazione al centro del dibattito in Vaticano. A proposito delle coppie gay, viene rimarcato: “Tale è anche il senso del Responsum dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede laddove afferma che la Chiesa non ha il potere di impartire la benedizione ad unioni fra persone dello stesso sesso”. E ancora sulla sessualità: “Dato che la Chiesa ha da sempre considerato moralmente leciti soltanto quei rapporti sessuali che sono vissuti all’interno del matrimonio, essa non ha il potere di conferire la sua benedizione liturgica quando questa, in qualche modo, possa offrire una forma di legittimazione morale a un’unione che presuma di essere un matrimonio oppure a una prassi sessuale extra-matrimoniale”.

A proposito delle posizioni di alcuni vescovi sulle possibili benedizioni di coppie irregolari, Fernandez ha sottolineato che la dichiarazione Fiducia Supplicans contiene la proposta di brevi e semplici benedizioni pastorali, né liturgiche né ritualizzate, di coppie irregolari e non delle unioni. Il cardinale prefetto ha aggiunto che“i documenti del Dicastero per la Dottrina della Fede come Fiducia supplicans possono richiedere, nei loro aspetti pratici, più o meno tempo per la loro applicazione a seconda dei contesti locali e del discernimento di ogni Vescovo diocesano con la sua Diocesi”. Per essere chiari, occorre “il dovuto rispetto per un testo firmato e approvato dallo stesso Sommo Pontefice, cercando in qualche modo di accogliere la riflessione in esso contenuta”.

Nel comunicato diramato dal Dicastero per la Dottrina della Fede si fa riferimento alla situazione delicata di alcuni Paesi, dove esistono legislazioni che condannano con il carcere, la tortura e persino la morte il solo fatto di dichiararsi omosessuale. “Va da sé che sarebbe imprudente una benedizione”, la precisazione di Fernandez nel riferimento velato agli stati africani:“È evidente che i Vescovi non vogliono esporre le persone omosessuali alla violenza. Resta importante che queste Conferenze episcopali non sostengano una dottrina differente da quella della Dichiarazione approvata dal Papa, in quanto è la dottrina di sempre, ma piuttosto che propongano la necessità di uno studio e di un discernimento per agire con prudenza pastorale in un tale contesto”.

Nella nota viene poi posto l’accento sulla vera novità di questa dichiarazione, ossia l’allargamento del concetto di benedizione: le nuove benedizioni pastorali della durata di 10 o 15 secondi non pretendono“di giustificare qualcosa che non sia moralmente accettabile”, “non è un matrimonio, ma non è neanche un’’approvazione’ né la ratifica di qualcosa. È unicamente la risposta di un pastore a due persone che chiedono l’aiuto di Dio”.

Le nuove benedizioni “sono semplici espressioni di vicinanza pastorale che non pongono le medesime esigenze di un sacramento né di un rito formale”. E ancora: “Dovremo abituarci tutti ad accettare il fatto che, se un sacerdote dà questo tipo di benedizioni semplici, non è un eretico, non ratifica nulla, non sta negando la dottrina cattolica”.

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