Ora è ufficiale: monsignor Georg Gänswein non è più il prefetto della casa pontificia. In realtà, lui stesso si era lamentato del fatto di non esserlo più de facto dal gennaio del 2020 a seguito delle polemiche per l'uscita del libro Dal profondo del nostro cuore con la doppia firma del cardinale Robert Sarah e di Benedetto XVI. Quel testo, edito in Italia da Cantagalli, conteneva una difesa del celibato sacerdotale che stroncava le aperture ai preti sposati del Sinodo per l'Amazzonia. Dopo la bufera mediatica, Gänswein era stato convocato da Francesco che gli aveva chiesto di occuparsi esclusivamente di Ratzinger e di non presentarsi più alle udienze e nel suo ufficio in prefettura della casa pontificia.
Destinazione Friburgo
Per Gänswein la morte di Benedetto XVI non ha determinato solamente il dolore per un maestro e padre spirituale, ma anche la fine dell'unico mandato che gli aveva affidato il Pontefice regnante. Da gennaio, poi, l'uscita del libro Nient'altro che la verità che raccontava le difficoltà avute con Francesco e l'inizio del periodo da "prefetto dimezzato" hanno segnato definitivamente la carriera dell'arcivescovo tedesco. La sfilza di voci e di pronostici sulla sua futura destinazione termina oggi: Francesco ha deciso che Gänswein dovrà lasciare il Vaticano dal 1 luglio e che farà ritorno nella sua diocesi d'origine, Friburgo ma senza incarichi. Confermata dunque l'anticipazione che anche IlGiornale.it aveva riportato nelle scorse settimane. Nel comunicato della Sala Stampa della Santa Sede si precisa che "per il momento" questa sarà la nuova residenza dello storico segretario di Benedetto XVI. Impossibile non interpretare la decisione di Bergoglio come una punizione per l'eccesso di dichiarazioni del suo ex prefetto della casa pontificia sul reale stato dei loro rapporti personali. L'incarico gli fu conferito nel dicembre del 2012 da Ratzinger già determinato a dimettersi e intenzionato a blindare la carriera ecclesiastica del suo fidato braccio destro nel successivo pontificato. Così non è stato, però. Morto Benedetto XVI, infatti, Gänswein è rimasto a capo della prefettura della casa pontificia solamente due mesi: l'incarico - apprendiamo oggi in poco più di due righe di comunicato della Sala Stampa - è terminato il 28 febbraio 2023. Un ruolo che continuava a ricoprire solo formalmente perché ad occuparsi del servizio di anticamera e delle udienze del Pontefice regnante ci pensa ormai da più di tre anni il reggente, monsignor Leonardo Sapienza. La notizia è stata diffusa in una scarna nota con la menzione abbastanza irrituale della deadline per il rientro nella diocesi originaria disposto dal Papa.
Il congedo dal Vaticano
Dal 1 luglio, dunque, monsignor Gänswein dovrà lasciare il Vaticano. Il prelato tedesco risiedeva nel piccolo Stato dall'ormai lontano 1995, quando fu inviato proprio dalla diocesi di Friburgo a collaborare nella sezione disciplinare della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti allora guidata dal cardinale spagnolo Antonio María Javierre Ortas. La svolta, poi, avvenne nel marzo del 1996 quando iniziò a lavorare nella sezione dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede allora guidata dal cardinale Joseph Ratzinger. Col tempo, Gänswein conquistò la fiducia del futuro Benedetto XVI fino a diventarne segretario particolare al posto del connazionale Josef Clemens. Questa sostituzione non fu priva di conseguenze perché, secondo la versione raccontata in Nient'altro che la verità, il risentimento scaturitone potrebbe avere avuto un legame con i fatti di Vatileaks diversi anni più tardi.
A luglio, dunque, Gänswein dovrà fare ritorno a Friburgo dopo 28 anni in Vaticano. Un epilogo che probabilmente nemmeno lui immaginava: dopo la morte di Benedetto XVI ed il trasloco dal monastero Mater Ecclesiae, l'arcivescovo tedesco aveva preso possesso dell'appartamento precedentemente assegnatogli nella vecchia Santa Marta dove si era stabilito con una parte della famiglia pontificia di Ratzinger. Peraltro, nel piccolo Stato le spese di ristrutturazione degli appartamenti in cui si va a risiedere sono a carico del locatario.
Fine lavoro, fine stipendio
Non essendo più prefetto della casa pontificia, Gänswein non percepisce più relativo stipendio da febbraio. Proprio prima della comunicazione ufficiale della Sala Stampa della Santa Sede - arrivata quasi quattro mesi dopo - c'era stato nelle scorse ore un post del sito Messainlatino.it che aveva anticipato la notizia della decisione del Papa di chiedere all'ex segretario del suo predecessore di lasciare Roma. "Da fonte cardinalizia ci risulterebbe che a mons. Georg Gänswein sia stato tolto ogni emolumento vaticano e gli sarebbe stato ingiunto di lasciare il suo appartamento nella vecchia Santa Marta", aveva riportato il blog tradizionalista.
Il destino di Gänswein, invitato a rientrare - almeno momentaneamente - nella diocesi di Friburgo senza incarico, appare simile a quello toccato proprio all'uomo di cui prese il posto nel 2003, monsignor Josef Clemens che al termine della sua collaborazione con Ratzinger fu comunque nominato segretario del Pontificio consiglio per i laici da Giovanni Paolo II e poi consacrato vescovo. Il sito Silere Non Possum ha ricordato quest'analogia scrivendo che "è vero che tutti i segretari dei Pontefici precedenti hanno avuto un futuro lontano dallo Stato di Città del Vaticano ma non hanno cessato la loro attività ministeriale. È bene ricordare che questa scelta non è certo una innovazione, il Pontefice regnante l’ha adottata anche per monsignor Josef Clemens, il quale, il 1° settembre 2016 è stato posto a riposo all’età di 69 anni".
Nel 2016 Papa Francesco ha abolito il Pontificio Consiglio per i Laici e al Pontificio trasferendone le competenze al nuovo Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e da allora Clemens è senza incarico, ma continua a risiedere in Vaticano a differenza del suo successore al fianco di Ratzinger.
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